Consultazioni, cosa sono e come funzionano

Iniziano oggi e finiscono sabato: tutto quello che bisogna sapere

Palazzo del Quirinale (Ansa)

Palazzo del Quirinale (Ansa)

Roma, 8 dicembre 2016 - Matteo Renzi si è dimesso da premier, aprendo la crisi di governo. Da qui, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha avviato le consultazioni iniziate il giorno dell'Immacolata. 

Ma che cosa sono le consultazioni? La Costituzione italiana regola la formazione del governo con l'articolo 92: “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Ma prima di far nascere governo, il capo dello Stato inizia con una serie di colloqui preparatori (Mattarella ne farà 26) con i presidenti di Camera e Senato, gli ex presidenti della Repubblica e i capigruppo delle diverse forze politiche (in genere accompagnati dai rispettivi leader, ma in questo caso Matteo Renzi non ci andrà e nemmeno Beppe Grillo) per consultarli, appunto, sulla loro volontà. Nel caso specifico, ad esempio, Mattarella chiederà a ogni gruppo se intenderà sostenere un governo di larghe intese o quale strada, altrimenti, si sentirebbero pronti ad indicare (grillini e centrodestra, ad esempio, invocano subito le elezioni), sondando, quindi, anche quale potrebbe essere la personalità a cui conferire l'incarico di formare un governo in grado di ottenere la fiducia in Parlamento. Finito il colloquio al Colle nello Studio alla vetrata (lo studio al piano nobile del Quirinale dove il Capo dello Stato riceve i politici per le consultazioni), i capigruppo dei vari schieramenti politici dopo aver esposto il proprio punto di vista al presidente della Repubblica, effettuano dichiarazioni che vengono poi trasmesse in diretta televisiva. 

Al termine del giro delle consultazioni (in questo caso sarà sabato 10 dicembre con i capigruppo dem) se il presidente della Repubblica non opterà per uno scioglimento delle Camere e l'indizione di nuove elezioni (al momento ipotesi remota, vista anche la differenza di leggi elettorali tra Camera e Senato), deciderà a chi affidare l'incarico per formare un governo. In questo caso, se il presidente del Consiglio incaricato accetterà (in genere accetta con riserva per testare la fattibilità dell'eventuale esecutivo), dovrà indicare la lista dei ministri e poi presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia. Passaggio questo che non toccò a Pier Luigi Bersani nel 2013. L'allora presidente della Repubblica si limitò a fornirgli un pre-incarico che consisteva nel sondare la possibilità che un suo eventuale governo potesse ottenere la maggioranza in Parlamento salvo poi riferire al Colle. Ma, visto come andò lo streaming con i grillini, Bersani non ottenne mai il mandato pieno per presentarsi alle Camere e chiedere la fiducia. Risultato: il suo governo naufragò prima di nascere.