Martedì 16 Aprile 2024

Pd, cercansi sfidanti per il congresso. Orlando in pole, Damiano outsider

Effetto scissione, Renzi rischia una partita senza avversari veri

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (LaPresse)

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (LaPresse)

Roma, 20 febbraio 2017 - Dal momento che i ‘tre Amigos’ (Speranza-Emiliano-Rossi) sembrano andare verso l’autoesclusi dalla gara per affrontare Matteo Renzi al prossimo congresso, al Pd urge aprire una nuova pratica, quella della ricerca dello sfidante, sempre che non si tratti di un semplice sparring partner. La pratica non è affatto semplice. Il rischio non è quello di fare la parte (nobile) di Davide, ma appunto quella del pugile di comodo su un ring che, forse, non sarà truccato ("Useremo le regole dell’ultima volta, quando vinsi contro Cuperlo", assicura Renzi), ma che di certo non aiuta gli eventuali nuovi competitor a nutrire chanche di vittoria. I candidati alla causa sono soltanto due.   Il primo, come si sa, è il ministro Andrea Orlando. Il secondo, invece, come ha fatto capire ieri con un battagliero intervento dal palco, è una figura a sorpresa, quella dell’ex ministro Cesare Damiano, oggi presidente della commissione Lavoro alla Camera: "Quello che rimane nel Pd non sarà un monocolore renziano. La sinistra (cioè io, ndr) sarà in campo e sfiderà Renzi al congresso". La novità, peraltro, sarebbe proprio Damiano. Infatti, Orlando è già stato da più parti, alcune molto autorevoli (l’ex Capo dello Stato Napolitano, il senatore Macaluso, l’ultimo tesoriere del Pds, Sposetti, esponenti Pd come il governatore del Lazio Zingaretti, l’ex padre-padrone del Pd romano, Bettini, Fassino) caldamente invitato a candidarsi proprio per cercar di preservare l’integrità di un patrimonio, quello che fa capo agli ex Pci-Pds-Ds e, anche, la titolarità di una storia a essere rappresentata nel Pd. Ovviamente, se si dovesse ritirare anche il terzo candidato anti-Renzi, Emiliano (molto forte al Sud), si aprono squarci notevoli per una candidatura di Orlando, peraltro spalleggiata dal grosso della sua corrente, i Giovani turchi, ormai più vicini alle sue, di posizioni, che a quelle del presidente del Pd, Orfini, anche se, per ora, soltanto nei gruppi parlamentari (diverse le cose nei territori). Si vedrà.    Ieri, Orlando, pur tra molti distinguo (la richiesta ribadita di Conferenza programmatica, le punture di spillo tra lui e Renzi), ha contribuito a tenere dentro – insieme al ministro Martina – proprio quella parte di sinistra ex Pds-Ds che rischia di smottare. Non a caso è stato da Orlando che è arrivato il vero ‘alt’ a Renzi: "Niente scissioni, ma non bastano gli appelli all’unità. Se va via qualcuno, il Pd non resta quello che è. Serve un vero congresso". Ma se, da ieri, sono molti i renziani che tifano perché si candidi, non mancano neppure i renziani che tifano per un altro nome – questo sì solo uno sparring partner – quello di Damiano, appunto. Ex sindacalista, peraltro di area sempre riformista (fu, per dire, uno storico e fiero avversario di Sergio Cofferati dentro la Cgil), Damiano si è via via spostato su posizioni sempre più di sinistra, prima nell’area del ministro Martina (Sinistra è cambiamento) e, negli ultimi mesi, un avversario di Renzi e delle sue politiche, naturalmente critico sul piano sociale. Ma se Damiano rischia di fare solo la parte del terzo incomodo, "Andrea (Orlando, ndr) è pure belloccio, mi piace nella parte di Davide", sorride una giovane turca che ha stima del suo leader.