Martedì 23 Aprile 2024

Ciampi, il presidente che ci fece tornare a cantare l'inno

Concludeva i discorsi con "Viva il tricolore, viva la nostra bandiera, viva l'Italia". Un patriottismo non retorico che ha fatto presa

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Roma, 16 settembre 2016 - Per chi era adulto, è impossibile da dimenticare il grande afflato patriottico impresso da Carlo Azeglio Ciampi come presidente della Repubblica. Fino a prima di lui, i ragazzini non conoscevano le note - e tantomeno le parole - dell'inno di Mameli e gli sportivi a stento bofonchiavano qualcosa durante le premiazioni o l'inizio delle partite. Ciampi è riuscito a cambiare tutto, e l'ha fatto sfuggendo al rischio dell'eccessiva retorica. Al principio forse ha stupito qualcuno, ma nel giro di poco ha fatto sì che gli italiani si riappropriassero di un genuino senso di appartenenza alla Nazione, di un'idea di Patria che si stava perdendo.

Non servivano tante parole: bastavano le riprese tv, che immortalavano Ciampi mentre intonava l'Inno nelle province italiane o nelle visite ufficiali all'estero, video che testimoniavano la sua emozione di fronte al tricolore avvolto attorno alle bare di militari caduti servendo il Paese. E poi ecco i fastosi ricevimenti al Quirinale per la Festa della Repubblica, i messaggi commossi in occasione della festa del tricolore del 7 gennaio, i sorrisi nelle piazze davanti allo sventolare degli stendardi verdi, bianchi e rossi .

Quell'amore per il tricolore ha contraddistinto tutto il settennato di Ciampi. E ha fatto presa nonostante - proprio allora - si sentissero risuonare sempre più forti i proclami della Lega Nord che sparava a zero contro l'unità d'Italia. Ora il suo leader Matteo Salvini  non è più 'separatista': si limita a sparare a zero contro il presidente Ciampi. "Il tricolore è il simbolo dell'unità nazionale", diceva Ciampi instancabilmente. E ancora: "La bandiera tricolore va esposta nelle nostre case e tenuta con cura. È un simbolo vivo e attuale che dovrebbe essere donato dai sindaci che indossano la fascia tricolore alle coppie di sposi e a ogni nuovo cittadino italiano". Lo diceva semza paura della retorica che le sue parole potevano portarsi dietro e spesso concludeva i suoi discorsi con un convinto "Viva il tricolore, viva la nostra bandiera, viva l'Italia".

E così piano piano quelle parole - patria, nazione, tricolore - sono tornate nel lessico politico (e non solo) italiano, vissute come bisogno forte di unità, di comune sentire, di appartenenza. E sempre unendo con un filo rosso ideale Risorgimento, Resistenza, Costituzione della Repubblica.

IL VIDEO / "Che fortuna essere italiani: