La toga, il funzionario, il manager. Storie di privilegi e super stipendi

Così tre dirigenti di Stato restano ai vertici superando governi Doppia paga per i boiardi. Kessler, il signore delle poltrone

Fabrizio Pagani, Paolo Aquilanti, Roberto Garofoli

Fabrizio Pagani, Paolo Aquilanti, Roberto Garofoli

Roma, 23 novembre 2017 - Ogni amministrazione pubblica è Paese, verrebbe da dire. Il fenomeno spesso sfugge a un tempestiva messa a fuoco, ma in Italia ci sono alcuni super boiardi che sfruttando il meccanismo dei ‘prestiti’ e delle immissioni fuori ruolo, spesso approvate con tempistiche a dir poco particolari, riescono a conservare privilegi, in termini economici e di poltrona.

Si prenda il caso di Fabrizio Pagani, attuale capo delle segreteria tecnica del ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan. Già strettissimo collaboratore di Enrico Letta, Pagani in tempi recenti è stato nominato vicepresidente della società immobiliare privata Serenissima sgr. Un incarico che potrà cumulare con quello di consigliere di amministrazione dell’Eni, dove è accreditato di un compenso fisso di 80 mila euro, a cui vanno aggiunti 50 mila euro come componente dei Comitati sostenibilità e nomine del Cane a sei zampe. Ma non finisce qui. A differenza dei dirigenti del Tesoro nominati nei Cda delle partecipate, che devono riversare i compensi al dicastero, Pagani può tranquillamente tenersi questi 130mila euro. Come mai? Perché è inquadrato come funzionario Ocse in prestito a Roma, come confermato all’epoca dal ministero dell’economia.

Altro caso piuttosto vistoso riguarda Paolo Aquilanti, attuale segretario di palazzo Chigi, confermato da Paolo Gentiloni dopo l’identico ruolo rivestito con il predecessore Matteo Renzi. Fedelissimo di Maria Elena Boschi, di cui è stato braccio destro all’epoca del ministero delle Riforme, a novembre del 2016 Aquilanti ha incassato la nomina al Consiglio di Stato con simultanea immissione fuori ruolo, naturalmente per consentirgli di restare a palazzo Chigi. A ben vedere, quindi, il suo è un caso di consigliere di Stato nominato senza aver mai messo piede a Palazzo Spada. Dove però potrà andare a godersi un lussuoso stipendio da magistrato amministrativo non appena terminerà la sua avventura governativa.

Tra i protagonisti di questi ingegnosi ingranaggi istituzionali può essere citato anche Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministro dell’Economia e da settimane in lizza per la poltrona di numero uno della Consob. Ex segretario generale di Enrico Letta a Palazzo Chigi, e super funzionario per diversi ministri, Garofoli è da molto tempo magistrato ordinario e consigliere di Stato. Nel gennaio del 2017, però, è riuscito a farsi promuovere presidente di sezione dello stesso Consiglio di Stato, con automatico incremento dei diritti stipendiali, e a farsi immediatamente collocare fuori ruolo per non perdere l’incarico di capo di gabinetto del ministero dell’Economia. È evidente, allora, come certe operazioni tendano a ripetersi in riferimento alla condizione di alcuni boiardi che reggono i fili della nostra Pubblica amministrazione. Boiardi che non lesinano mai sforzi per costruirsi percorsi complementari o successivi agli incarichi rivestiti in un dato momento. Non si sa mai.