Ora il Cavaliere spera nei giudici. Strasburgo decide il suo futuro

L’udienza del 22 novembre alla Corte europea per potersi ricandidare

Silvio Berlusconi (Lapresse)

Silvio Berlusconi (Lapresse)

Roma, 19 novembre 2017 - C’è un calcolo statistico che in un certo senso fa ben sperare. «La Corte europea di Strasburgo riceve ogni anno qualcosa come 60mila ricorsi contro le decisioni prese in sede nazionale in uno dei 47 stati europei cui fa riferimento. È evidente che non potendo esaminarli tutti c’è un vaglio di ammissibilità molto severo. Diciamo che un 90/95 per cento vengono stoppati prima. A quel punto per le cause che sono discusse, come nel caso della sentenza Berlusconi, la partita è aperta. Ma è solo una considerazione statistica, ogni fascicolo fa storia a sé». Andrea Saccucci è uno degli avvocati internazionalisti che segue la causa di Silvio Berlusconi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. Per la partita decisiva, il Cavaliere è voluto andare sul sicuro. L’udienza è il 22 novembre. Sono tre i punti su cui punta il team guidato dall’avvocato Saccucci, uno dei big italiani del settore, specializzato in contenziosi italiani e internazionali sui diritti umani. 

«Per prima cosa – spiega il legale – la retroattività della legge Severino. È l’aspetto sui cui si fa più conto». Anche nel caso di Bruno Contrada, per inciso, lo Stato italiano fu condannato dalla Corte proprio su questo punto. La Corte ricordò all’Italia come uno dei cardini del diritto sia appunto essere giudicati ed eventualmente condannati secondo una legge in vigore al momento dei fatti. E questo fa ben sperare la difesa. «Poi puntiamo sul rispetto della volontà del corpo elettorale e sulla eccessiva quantificazione dell’elettorato passivo, sei anni, sproporzionata rispetto alla condanna principale, quella ai servizi sociali, che è già stata scontata». La preparazione della memoria, presentata a luglio, e delle successive mosse ha portato gli avvocati a confrontarsi con Berlusconi stesso. «L’ho visto sempre sereno. È contento di trovarsi per la prima volta di fronte a un giudice vero e proprio. Sulla retroattività Berlusconi potrà contare su un giudizio terzo, cosa che appare marginale, ma non è assolutamente da poco. Finora, infatti, la materia è stata trattata solo da organismi politici, come la giunta per le autorizzazioni del Senato. Questo lo rende fiducioso». Poi c’è la questione della tempistica. «Normalmente i tempi sono lunghi, ma questo non è un caso normale», spiega il professor Saccucci. Gli stessi giudici hanno fatto capire di voler far presto. Anche perché il caso balla ormai da 4 anni. L’udienza, a porte aperte, si concluderà in giornata.  «Il giorno stesso i giudici elaboreranno un orientamento di massima, che non verrà reso pubblico. Poi un giudice inizierà a stendere la sentenza che verrà sottoposta a una deliberazione finale dal collegio della Grande chambre. Dipende se emergerà un orientamento unanime oppure se ci saranno conflitti di opinione». Se non fosse il «caso Berlusconi» se ne riparlerebbe dopo l’estate 2018. Con un ex premier in mezzo, i media scatenati, gli ermellini europei non vorranno fare la figura dei pelandroni. Decidendo al più presto se reitengrare «il ricorrente» in Senato, e obbligare lo Stato italiano a pagare i danni.    Di certo il risarcimento Berlusconi non lo incasserà. Nella memoria difensiva già presentata, ha fatto scrivere che il risarcimento sarà devoluto al Centro diurno per anziani Villa Sormani dove ha svolto il periodo di affidamento ai servizi sociali. E non è una cifra da poco, perché colmerebbe gli anni di mancato compenso da senatore, dal 2013 alla data di pubblicazione del dispositivo: circa mezzo milione di euro.