Berlusconi, cosa succede se Strasburgo accoglie il ricorso (o se lo respinge)

I giudici della Corte europea devono decidere sulla candidabilità. Gli avvocati del Cavaliere fiduciosi

Silvio Berlusconi (LaPresse)

Silvio Berlusconi (LaPresse)

Roma, 22 novembre 2017 - La partita che ha preso il via oggi davanti alla Grand Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha tempi di gioco molto lunghi, di cui non si conoscono i contorni. Per sentenze di questo genere normalmente servono dai sei ai 18 mesi, hanno detto i legali del Cavaliere, e a questo è dato attenersi. Qualche mese fa era circolata una voce secondo cui l’intenzione della Corte era di fare presto, al massimo tre o quattro mesi, ma la voce si era fermata lì. Vedremo. E’ evidente che non si tratta di una decisione neutra per la politica italiana.

Una riabilitazione del Cavaliere, perché in questo si trasformerebbe un eventuale accoglimento del ricorso, avrebbe effetti debordanti se arrivasse prima del voto italiano, specie se le elezioni si spostassero a maggio. Immaginiamoci un Berlusconi "assolto" dalla Corte europea poco prima delle elezioni: potrebbe recitare (giustamente) la parte della vittima della giustizia politica manovrata dalla sinistra, che dal canto suo avrebbe poco da replicare (ricordiamoci che presidente di quel Senato che lo estromise era Pietro Grasso, prossimo candidato della sinistra). In Parlamento c’è già chi si esercita a computare in termini numerici una eventualità di questo tipo. Calcolo del tutto teorico ma certamente non banale. Si parla di cinque-sei punti percentuali. Berlusconi riotterrebbe una centralità politica che negli anni, causa la condanna e l’età, aveva smarrito assumendo l’aura di padre della Patria. La battaglia per la leadership della coalizione che attualmente egli si gioca con Salvini non avrebbe davvero più storia.

Difficilmente potrebbe aspirare a un ritorno a Palazzo Chigi (probabimente neppure lui lo desidera più) ma sarebbe il Cav a dare le carte e la scena tornerebbe a essere tutta la sua. In sostanza non lo fermerebbe più nessuno. Stesso effetto, se pure con minori risvolti, se una sentenza di accoglimento del ricorso arrivasse dopo il voto italiano. Il significato politico sarebbe simile, ma i giochi di palazzo (chi fa il governo, con quali forze) sarebbero già chiusi. Magari potrebbe tornare in Parlamento in qualcuna delle elezioni supplettive che dovessero esserci in uno dei 230 collegi uninominali che avesse perso per strada il suo rappresentante (dimissioni o altro) ma sarebbe davvero il meno. Forse solo un punto d’orgoglio. Opposta la situazione relativa a una bocciatura del ricorso.

Gli avvocati del Cavaliere sono stati molto fiduciosi, Berlusconi stesso ha avuto parole di speranza, ma le chiacchiere stanno a zero. E se dovesse arrivare uno stop, di certo l’avventura politica del leader azzurro potrebbe stavolta segnare davvero il punto di non ritorno. Berlusconi ha sette vite e ci ha abituato a tutto ma sarebbe difficile rialzarsi dopo questa ennesimna (eventuale) botta. Gran parte della sua narrazione politica, specie dell’ultimo periodo, si è giocata nell’impersonare la vittima di una giustizia a orologeria e di una sinistra manettara che ha usato i pm per far fuori lui e le sue aziende. Se alcuni giudizi davvero «terzi» dovessero dargli torto (anche se Strasburgo non entra nel merito delle accuse, ma esamina solo la congruità del procedimento con i diritti fondamentali dell’uomo) sarebbe difficile non chinare il capo. Un testa o croce molto rischioso insomma, in cui il Cav si gioca la propria credibilità, il giudizio che di lui si avrà tra dieci o venti anni. Se si rivelerà un azzardo o un colpo di genio sarà la cronaca a dircelo. Tra sei o 18 mesi.