Venerdì 19 Aprile 2024

Parte la corsa alle primarie dem. Ma prende quota la Cosa Renzi

Minniti e Martina si candidano. In fibrillazione l’area dell’ex premier Minniti si candida: "Ma non sono l'uomo di Renzi"

Marco Minniti (Imagoeconomica)

Marco Minniti (Imagoeconomica)

Roma, 18 novembre 2018 - "Il Pd, da solo, non basta più". Lo dicono, apertamente, molti renziani della prima e della seconda ora come Sandro Gozi, ma soprattutto chi inizia a pensarlo è anche lo stesso Matteo Renzi. Ieri assente all’Assemblea nazionale del Pd, l’ex premier è tentato di fare quello che molti dei suoi pasdaran gli suggeriscono: dare vita a un ‘nuovo partito’ e non a un ‘partito nuovo’ (la citazione è di Togliatti) che nasca non contro ma ‘al fianco’ del Pd.

Un partito che sarebbe dunque alleato del Pd, non lontano e non in competizione con i dem ma assai ‘diverso’. "Senza Renzi il Pd diventa un partito evanescente", fa sapere a un amico Roberto Giachetti, lontano dall’Ergife, dove il Pd che ancora c’è dà il via a nuove primarie, previste per il 3 marzo 2019. E così Renzi – che guarda con speranza i movimenti di protesta nati dentro la società civile a Roma come a Torino contro il governo gialloverde – starebbe seriamente pensando di lanciarsi in una nuova, rischiosa, avventura. I Comitati civici nati alla Leopolda sarebbero, se l’operazione acquisterà davvero consistenza, lo zoccolo duro del nuovo partito di Renzi e dei renziani. Un partito di stampo liberal-democratico, dal profilo molto europeista, che vuole intercettare chi non vota Lega e M5S. Le elezioni europee potrebbero segnare il suo battesimo. Specie se le primarie, indette ieri, dovesse vincerle Nicola Zingaretti, ma paradossalmente pure se le vincesse Marco Minniti. Certo, se dovesse prevalere Zingaretti, per i renziani l’aria si farebbe irrespirabile. È solo lui il candidato che, agli occhi dei renziani rappresenta la "rivincita di D’Alema", cioè il Male Assoluto. Ma anche un cattodem come Beppe Fioroni – che dal Pd non ha alcuna intenzione di andarsene e punta tutte le sue carte sul suo cavallo vincente Minniti – esprime, con parole diverse, lo stesso concetto: Zingaretti è solo un ‘Bersani 4.0’ che "vuole solo riesumare la Ditta".

Certo è che una scelta così radicale da parte di Renzi e dei suoi rischia di mettere il piombo nelle ali a una candidatura, quella di Minniti, che verrà formalizzata proprio oggi. Forse a Renzi ha dato fastidio il rifiuto di Minniti di fare un ticket con la ex cigiellina Teresa Bellanova, renziana doc. Ma se Minniti non vuole padrini, Renzi compreso, molti renziani nutrono dubbi crescenti su… Minniti. Anche Martina dovrebbe candidarsi, ma domani. Nicola Zingaretti è sceso in campo da mesi e saranno della partita, in modo ufficiale, il renziano atipico Matteo Richetti, Francesco Boccia e Cesare Damiano, oltre al giovane Dario Corallo. Ma l’Assemblea nazionale del Pd convocata ieri all’Ergife è servita solo ad adempiere ai passi formali necessari.

Tutto, in teoria, fila via liscio, con l’eccezione di un paio di giovani peones che sparano ad alzo zero contro i big in sala. La Commissione congressuale si riunirà per la prima volta martedì, presieduta da Gianni Dal Moro, e presiederà le tre fasi canoniche del congresso: voto tra i soli iscritti, Convenzione nazionale (con i tre candidati che avranno superato il primo turno) e infine primarie aperte a tutti.  Ma Renzi e i suoi, a marzo del 2019, saranno ancora nel Pd?