Venerdì 19 Aprile 2024

Agenzie di stampa, rissa sul bando Ue. "Palazzo Chigi apre agli stranieri"

Il contratto di servizio della presidenza del Consiglio aperto anche ad agenzie straniere. Forza Italia: "Non svendiamo ai francesi"

Il ministro Luca Lotti (Imagoeconomica)

Il ministro Luca Lotti (Imagoeconomica)

Roma, 28 febbraio 2017 - L’ASSEGNAZIONE dei contratti di servizio con le agenzie di stampa diventa motivo di scontro politico. Le opposizioni, da Forza Italia alla Lega, passando per Fratelli d’Italia e Sinistra italiana, contestano – sulla scia dell’appello della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) – la scelta del Dipartimento Editoria della presidenza del Consiglio di un bando di gara europeo, dopo l’incontro della settimana scorsa tra il ministro Luca Lotti (che ha la delega all’editoria) e le agenzie. È Mariastella Gelmini, vice capogruppo di Forza Italia alla Camera, a farsi prima portavoce della protesta: «Una scelta grave e aberrante che penalizza l’informazione italiana e i livelli occupazionali dei giornalisti impegnati a mantenere una informazione parlamentare e politica Paese di qualità». La dimensione occupazionale del settore – sottolinea ancora Gelmini – «è attualmente rappresentata da 830 giornalisti articolo 1 più 1.400 giornalisti collaboratori per un totale di 2.230 giornalisti e circa 800 lavoratori del settore poligrafico per un totale occupazione di oltre 3.000 lavoratori occupati nel settore giornalistico e poligrafico».

IL SENATORE Lucio Malan, sempre di Forza Italia, attacca il governo chiedendosi se «vuole mettere le news in mani straniere, probabilmente francesi». E ricorda che «oggi le principali agenzie di stampa nazionali hanno nel contratto di servizio con Palazzo Chigi la loro principale entrata, ben sopra il 40% del fatturato», mentre in una gara europea avrebbe gioco facile un colosso come France Presse forte di un contributo governativo di 245 milioni (dodici volte in più dell’Ansa). Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, va anche oltre e si dice «pronto alla piazza nel nome della libertà di informazione e della difesa dei posti di lavoro, un patrimonio da non svendere»: «Io parlo di sovranità e controllo dei confini, della moneta e delle banche – ha aggiunto Salvini –: l’informazione viene anche prima della moneta e dei confini perché è un patrimonio da non svendere e quindi mi auguro che non ci siano accordi sotto banco con dei gruppi stranieri». Ma non c’è solo l’opposizione. Il senatore del Psi Enrico Buemi sostiene infatti che «affidare la possibilità della comunicazione a soggetti stranieri significa continuare sulla strada della demolizione degli interessi del Paese».

CONTRO questi attacchi, tuttavia, il Pd e il governo sottolineano la necessità – anzi l’obbligo di legge – di una gara internazionale: «I bandi pubblici di una certa entità non possono che essere europei». red. eco.