Roma, 3 maggio 2013  - “Sono nera, non sono di colore”. Cosi la ministra per l’Integrazione Cecile Kashetu Kyenge nella sua prima conferenza stampa, indetta nella giornata per la libertà di stampa.

“Sono italo-congolese: appartengo a due culture, a due Paesi- aggiunge- ho una doppia identità. Non sono di colore, sono nera, lo dico con fierezza”. Sottolineando che “bisogna iniziare ad usare la terminologia giusta”.

Kyenge ha poi ricordato la propria appartenenza al Pd (un partito che ha nei confronti dell’immigrazione “un approccio di politica dell’accoglienza e non un atteggiamento in termini di sicurezza”), la sua lunga esperienza nell’associazionismo e la sua prima professione: “Sono medico oculista e penso che chi ha delle competenze le debba mettere a servizio degli altri”.

“L’Italia non è un paese razzista, ha una tradizione di accoglienza e di ospitalità”.

Per la ministra bisogna “valorizzare questa tradizione. Si parla di razzismo- sottolinea- perché c’è molta non conoscenza dell’altro, bisogna abbattere i muri o aumentano le differenze. L’immigrazione è una ricchezza”.

Rispetto agli attacchi che ha ricevuto Kyenge osserva che “era una tappa necessaria. Ho apprezzato le parole di Enrico Letta e di Josefa Idem. Il razzismo è stato condannnato dalla società, la società civile ha reagito bene contro gli attacchi, è quello che volevo vedere”.

“Non ho risposto personalmente a questi attacchi - ha sottolineato - anche perché mi sono sentita abbastanza tutelata e ho avuto il sostegno di tutti i componenti del governo”. E inoltre, ha precisato, “si tratta solo di singole voci che non sono la maggioranza ma solo di chi urla di più”. 

“La violenza sulle donne è un tema che non riguarda solo gli italiani o solo gli immigrati. La violenza non ha etnia. Quello che bisogna cambiare è la cultura sulle donne”. Lo ha affermato il ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, commentando le parole del presidente della Camera, Laura Boldrini, sul rischio di messaggi razzisti e sessisti sul web.

“Sono fiera di fare parte di questo Governo. Per me è una sfida. Ci sono diversi partiti politici, tutti devono imparare a trovare un terreno condiviso, usando un linguaggio che non offenda l’altro, dando risposte alle priorità del paese, a partire dalla crisi economica, dalla mancanza di lavoro e dalle nuove povertà. Sono sicura che, cambiando il linguaggio e l’approccio, molte cose possono essere fatte”.

La ministra Kyenge non è entrata, nelle risposte alle domande dei giornalisti, nel dettaglio di questioni come il diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia o i Cie (Centri di identificazione ed espulsione nei cui confronti in passato non ha lesinato critiche). “Sono all’interno di un gruppo, la mia sensibilità è massima, il mio impegno c’è, ma bisogna trovare un terreno comune per raggiungere i risultati”, ha detto la responsabile dell’Integrazione, auspicando di poter incontrare nuovamente in futuro la stampa per fare il punto della sua attività di governo.

Quella dei Cie è di sicuro un’emergenza e non la dimentico, ma la risposta migliore la dobbiamo dare con l’Europa, non si può trovare solo in Italia. La politica sui flussi - ha spiegato il ministro - può essere affrontata solo con gli altri paesi, solo oltre le frontiere”.

LETTA-ALFANO: NOI FIERI DI LEI - “Cecile Kyenge è ‘fiera di essere nera’ e noi siamo fieri di averla nel nostro governo come ministro per l’Integrazione”. Lo affermano in una nota congiunta il presidente del Consiglio Enrico Letta e il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano.

“A fronte degli attacchi razzisti che ha ricevuto, a Lei va, anche pubblicamente - spiegano Letta e Alfano - la nostra piena solidiarietà. Come sottolineato in sede di insediamento dell’esecutivo alle Camere, bisogna fare tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani, e la presenza di Cecile Kyenge nel governo riteniamo dia una nuova concezione del ‘confine’, che da barriera diventa speranza. La speranza di costruire, a partire da scuole e università, una vera comunità dell’integrazione”.

UNA FAMIGLIA DI 38 FRATELLI - Alcuni aspetti della storia personale del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge sono emersi, pur in un contesto di grande pudore, nell’intervista che Gad Lerner le ha fatto durante la registrazione della trasmissione ‘Zeta’.
"Mi sono pagato da sola gli studi - ha spiegato il ministro -. Mio padre ha studiato e tutte le donne nella mia famiglia hanno studiato. Abbiamo sempre avuto il ‘messaggio’ dell’importanza dell’istruzione anche per le donne. La mia è una famiglia numerosissima, siamo 38 fratelli, da tante mamme - ha proseguito Cecile Kyenge - e ne sono molto fiera. E’ un concetto di famiglia difficile da capire, un grande rispetto ci accomuna. Per mantenermi come studentessa di medicina facevo lavoro di cura nelle case".

SUGLI INSULTI - "Non mi aspettavo tanto insulti. Essendo una persona umana sono rimasta ferita, ma non credo che gli insulti possano fermarmi", ha detto Cecile Kyenge.

AUL CIE - Le persone non possono essere trattenute per 18 mesi nei Centri di identificazione ed espulsione, ha detto il nuovo ministro all’Integrazione Cecile Kyenge. “Non si possono trattenere 18 mesi le persone perchè non hanno un documento o perchè sono irregolari”, ha spiegato Kyenge, “vanno cambiate molte cose. La maggior parte di quelli che sono li’ sono persone che vengono dal carcere e quindi sono già identificate”.