Poker al buio

Pino Di Blasio

NON È più una questione di numeri, di riforme promesse, di tagli annunciati e di debiti da ripagare. Ormai è una partita di poker, che va avanti tra rilanci, bluff e puntate al buio. Peccato che il piatto, sul tavolo verde della trattativa con la Grecia, sia il futuro dell’euro e la tenuta della traballante ripresa delle economie mediterranee. Perché sarebbe persino divertente assistere alla sfida tra il governo di Atene e il resto dell’Europa, Bce e Fmi compresi, da spettatori neutrali, senza correre il rischio di rimetterci se uno dei due giocatori restasse senza fiches.

E invece bisogna preoccuparsi di guardare l’ultima mano di un pokerista passato da un bluff all’altro, costretto a scoprire le carte davanti a croupier inflessibili, stanchi di rilanci senza coperture. Se si vuole usare una metafora classica, trovare una pietra di paragone nelle azioni di Tsipras e Varoufakis, bisognerebbe rispolverare, come insegna l’autorevole docente di filologia classica Maurizio Bettini, il mito di Metis, il concetto che fonde intelligenza e astuzia, sapienza e perfidia. Nella mitologia greca non è un valore positivo in senso assoluto: sarebbe l’astuzia di Ulisse, che Dante punisce mettendo l’eroe greco nell’ottavo cerchio dell’Inferno, tra i consiglieri fraudolenti.

 

METIS è una dea in grado di assumere qualsiasi forma desideri. E l’ha presa a modello Alexis Tsipras, chiedendo il referendum sull’accordo con l’Unione Europea. Così si è scaricato di qualsiasi responsabilità della decisione di chiedere sacrifici ai greci. Se vincesse il sì, sarebbero i greci a chiedere tagli e riforme per restare nell’euro. Se prevalesse il no, sarebbero i greci a pagare le conseguenze del default, del ritorno della dracma e di tutte le conseguenze ipotizzabili di un rilancio troppo folle per poter essere gestito.

La Metis di Tsipras è l’esatto contrario della Weltanschauung tedesca, della visione del mondo improntata sulla ragione matematica. Per questo Angela Merker, Wolfgang Schäuble e tutti i giocatori attorno al tavolo dell’euro non riescono a capire una furbizia irresponsabile come quella dei governanti di Atene. Forse l’errore è l’aver assecondato troppo la furbizia del governo greco. Così ci si è trovati poi a dover duellare con un demagogo, capace di dare fiato ad altri giocatori amanti del bluff.

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