Chicago, 26 agosto 2014 - La fortuna aiuta gli audaci. Soprattutto quando insistono. E in effetti il destino, ma forse anche la determinazione, aveva aiutato i coloni americani a trovare nuove terre, in spazi dove non c'erano leggi e tutto doveva ancora essere scoperto. Erano i pionieri del lontano West, quelli del vecchio Ottocento e di tanti film di diligenze, cowboys e pellerossa che partivano con le loro carovane e si fermavano dove trovavano campi da coltivare, oro e pellicce. L'Illinois fu una delle loro piste, i suoi fiumi e i suoi laghi diventarono mete dei cacciatori di castori, come i bisonti inseguiti dai Sioux una delle prede più ambite dai nuovi allevatori.
Certo, la Storia è strana quando ci si mette. Siamo a Fermilab, laboratorio di fisica delle alte tecnologie, cuore della ricerca, a due passi da Chicago. Qui le strade del villaggio di casette di legno si chiamano Potowatomi, Winnebago, Neuqua o Chechepinqua, in ricordo di quelle tribù di indiani spodestate dai coloni e cacciate dalle armi dei soldati federali, mentre i bisonti pascolano ancora nei recinti e qualche coyote si aggira all'ora del tramonto. Così l'aveva voluta Robert Rathburn Wilson, fisico, scultore e architetto, mantenendo il carattere originale del territorio, ma nello stesso tempo ricreando lo stesso ambiente scientifico di Los Alamos, i laboratori della bomba atomica, alla cui creazione lui stesso aveva partecipato. Negli oltre 30 chilometri quadrati di boschi, praterie e piccoli laghi frequentati dai pionieri di un tempo hanno dunque trovato posto laboratori all'avanguardia, da dove altri pionieri sono partiti e ancora partono alla ricerca di nuovi spazi sconosciuti, ancora tutti da conquistare. Strana la Storia, che a distanza di quasi due secoli si ripropone nello stesso spazio con gli stessi obiettivi, ma singolare anche il luogo, quasi un ponte tra un passato non ancora dimenticato e il futuro più remoto e quasi inverosimile.
E' a Fermilab (i cui cancelli sono aperti a tutti ogni domenica con possibilità di visite guidate su richiesta) che hanno fatto le loro scoperte premi Nobel come Leon Lederman e teorici come James Bjorken, uno dei padri del modello a quark. Due dei sei quark, mattoni fondamentali che compongono la materia, sono stati visti qui, l'ultimo nel 1995, anche grazie a un team di combattivi fisici italiani che non si è mai dato per vinto, nonostante la complessità dell'esperimento. E ora un'altra sfida è alle porte, un altro capitolo si apre per entrare nel mondo del non previsto in una collaborazione che vede ancora una volta insieme l'Italia e gli Stati Uniti. Il governo di Washington ha già stanziato 300 milioni di dollari per dare il via all'esperimento e da Roma sono attesi altri finanziamenti, mentre il gruppo di ricercatori italiani, guidati dal professor Franco Cervelli, fisico sperimentale dell'Infn e docente all'Università di Pisa, ha dato il via alle prime fasi dell' esperimento. L' obiettivo è quello di 'catturare' i Muoni, una delle 'tribù' più energiche delle particelle elementari, osservarne a lungo i movimenti e capire se durante la loro vita riescono a trasformarsi in Elettroni, alla cui famiglia appartengono. Un po' come se uno di noi ad un tratto diventasse spontaneamente Marilyn Monroe o Arnold Scharzenegger, e scusate se è poco.
Se davvero si potrà dimostrare che il Muone può trasformarsi, le conseguenze della scoperta sarebbero straordinarie e ci permetterebbero di spiegare molti interrogativi rimasti irrisolti del processo primordiale del Big Bang. E forse anche aprire la strada a nuovi modi di produrre energia. "La fisica di oggi non prevede niente di tutto questo, ma a volte nella ricerca bisogna avere anche il coraggio di guardare lontano, là dove in linea di principio non dovrebbe esserci nulla. E' solo così che si fanno passi avanti veri", ammonisce il professor Cervelli. "Ovviamente niente è a caso, ma parte da un ragionamento: se è vero, come è vero, che i Neutrini, cugini dei Muoni, possono trasformarsi, perchè mai non dovrebbero riuscirci i loro parenti prossimi?". Il governo statunitense ha creduto nel progetto e sta investendo milioni anche sulle teste degli italiani. D'altronde Franco Cervelli ha fatto parte del gruppo di ricercatori che ha scoperto il Top Quark e tutti sanno che non demorde facilmente, nel pieno spirito di Fermilab e dei suoi pionieri.
Non è un caso che proprio all'ingresso della Robert Rathburn Wilson Hall, dove nascono e si sviluppano i progetti prima di essere realizzati, lo stesso Wilson fece erigere una statua che sollecita il coraggio. Alla sua base si legge, infatti, in italiano: 'Acqua alle funi', ricordando l'episodio del 1586, quando l'innalzamento del grande obelisco in piazza San Pietro fu salvato da un marinaio di Bordighera, il quale, sfidando la pena di morte stabilita per chiunque avesse parlato, osò gridare dal pubblico. E il suo suggerimento di bagnare le corde fu vincente. Un altro ponte tra passato e futuro che Fermilab ha voluto mantenere. Come il cimiterino dei pionieri, un fazzoletto di terra recintato da una staccionata di legno al cui ingresso sventola una bandiera a stelle e strisce. Era coperto di cespugli di lamponi e lo scoprì un giovane agli inizi del Novecento mentre andava a caccia di conigli. Le lapidi ci parlano di bambini morti a causa di epidemie, di un Colonnello che aveva combattuto nella milizia dello Stato di New York, di altri temerari che lasciarono la vita nella corsa alla vita. Oggi è lo spazio infinito del cielo il nuovo campo di battaglia, la scommessa per aprire altre porte. Con un po'di fortuna. Perché quella, appunto, aiuta gli audaci.