Venerdì 19 Aprile 2024

Petaloso, l'Accademia detta le regole. "Così entrerà nel vocabolario"

Il presidente Marazzini: vedremo se la parola piacerà agli italiani

Matteo Trovò, il bimbo che ha inventato la parola 'petaloso', con la maestra Margherita

Matteo Trovò, il bimbo che ha inventato la parola 'petaloso', con la maestra Margherita

Firenze, 25 febbraio 2016 - «INSERIRE una parola nel vocabolario? Non lo decide l’Accademia della Crusca, lo decidono i... parlanti». Sorride soddisfatto Claudio Marazzini, presidente della prestigiosa istituzione fiorentina che dal 1583 (anno della sua stabile costituzione) si erge a punto di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana, la sua storia, la sua evoluzione. «Comunque è un bene tutto questo interesse nei confronti di un nuovo termine», si lascia scappare.

Insomma, professore, ma questo “petaloso” diventerà di uso quotidiano?

«Intendiamoci, la parola che il giovane alunno ha inventato è ben formata e potrebbe essere utilizzata in italiano come altre formate in analogo modo».

Esempi?

«Peloso (pelo + oso), che però è di uso comune in quanto riferita agli animali domestici, presenze che quasi tutti abbiamo in casa. E ancora coraggioso (coraggio + oso), aggettivo legato a gesta eroiche, capace di conquistare i bambini sin dalla più tenera età».

Come fa una parola a entrare nel vocabolario?

«Innanzitutto bisogna distinguere: il Vocabolario della Crusca è chiuso dal 1923. Il Nuovo sarà costituito su dei corpora prestabiliti di testi selezionati».

Sembra difficile, può spiegarci meglio?

«La lessicografia moderna è ben diversa da quella artigianale del passato: necessita, appunto, di “corpora” di riferimento, cioè di gigantesche basi di dati elettronici. Se l’aggettivo petaloso finirà in tanti testi che verranno poi pescati per dar vita al nuovo vocabolario è possibile che ci rientri (ride, ndr). Ma occorre che sia ormai diventato un termine di uso quotidiano. Oggi il calcolo delle occorrenze è affidato al computer».

E per quanto riguarda i moderni dizionari?

«Anche in questo caso occorre che la parola nuova non sia conosciuta e che, a farci ricorso, non sia esclusivamente chi l’ha inventata, ma venga adottata dal popolo dei cosiddetti “parlanti”, ovvero tutti noi, persone (tante!) che la capiscano, la assimilino nel linguaggio comune e la condividano».

Quindi?

«Se e quando “petaloso” sarà diffuso e tantissimi italiani inizieranno anche a scrivere “com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisce il piccolo Matteo, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”. Ecco, allora il nuovo aggettivo sarà diventato di diritto parte integrante dell’italiano e lo troveremo inserito nei moderni vocabolari».

Che possibilità ha di sopravvivere ed entrare nell’uso corrente della lingua la parola che ha conquistato il web e perfino il presidente del consiglio Renzi?

«Difficile da prevedere, dovremo riparlarne fra qualche anno. Le parole nascono, crescono, muoiono. Ogni anno i dizionari inseriscono termini e scatta la rincorsa al neologismo».