Mercoledì 24 Aprile 2024

Effetto deflazione sulla previdenza. Aumenti irrisori, giù i maxi assegni

Rivalutazioni minime delle rendite. Taglio di 70 euro oltre i 3mila lordi. La stagnazione economica ha abbassato l'indice Istat di riferimento

Pensioni d'oro, foto generica (OLycom)

Pensioni d'oro, foto generica (OLycom)

Raffaele Marmo ROMA, 19 dicembre 2014 - LA DEFLAZIONE azzera (o quasi) gli aumenti delle pensioni nel 2015: si avrà solo lo 0,2-0,3% in più. Gli incrementi si aggireranno al massimo sui 6,50 euro annui per i trattamenti minimi. E le rendite sopra i 3mila euro subiranno addirittura un taglio per i maggiori importi incassati nell’anno in corso. Tutto a vantaggio delle casse pubbliche e dell’Inps che risparmierà oltre due miliardi. Un passo indietro, e si comprende come si possa arrivare al risultato indicato. Come sappiamo l’inflazione incide anche sul valore della pensione. E, proprio per scongiurare che con il passare del tempo l’assegno perda potere d’acquisto, è stato predisposto un meccanismo di salvaguardia che prende il nome di perequazione o rivalutazione automatica e che indica esattamente l’adeguamento periodico di quanto si percepisce all’aumento del costo della vita. 

IN PRATICA, l’Istat determina la percentuale di incremento del livello dei prezzi da un anno all’altro e l’Inps eroga, da quel momento in avanti, la pensione aumentata di quella percentuale. In realtà, nel corso degli ultimi decenni la leva della rivalutazione è stata ampiamente utilizzata – secondo diverse modalità – per realizzare risparmi per le casse dello Stato. Per il 2015 il meccanismo prevede l’adeguamento al 100% dell’indice Istat per le pensioni fino a tre volte il trattamento «minimo» (1.502,64 euro), mentre per quelle di importo superiore la rivalutazione sarà via via decrescente, fino a scomparire, come si vede dalla tabella di riferimento. Il punto è che per il 2015 proprio l’indice Istat utile per la perequazione – fissato a novembre dal ministero dell’Economia – sarà solo dello 0,30% e, dunque, i benefici saranno di conseguenza prossimi allo zero. Non solo. Poiché per il 2014 sono stati corrisposti incrementi superiori dello 0,10% a quanto dovuto, il risultato sarà un aumento ancora più basso: solo 0,20%. Per i trattamenti sopra i 3mila euro mensili lordi, per effetto di ulteriori aggiustamenti e conguagli, si arriverà addirittura a un taglio dell’assegno. 

TRADUCENDO in cifre, chi percepisce una pensione minima (sui 500 euro) si dovrà accontentare di non più di 6,50 euro annui; chi ha un assegno sui mille euro, potrà contare su un incremento di 13 euro circa; chi sta intorno ai 1.600 euro, avrà circa 45 euro in più l’anno. Tutto lordo. Ma chi sta sopra i 3mila euro, dovrà restituire circa 70 euro. Si spiega perché quest’anno il capitolo pensioni della legge di stabilità non ha previsto la consueta stangata: era già incorporata, automatica e diretta. Senza bisogno di nuove norme. 

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