Giovedì 18 Aprile 2024

Pd azzoppato da Fiom e scandali«Dimezzati i voti nel feudo rosso»

Rita Bartolomei BOLOGNA PIERGIORGIO Corbetta (nella foto), direttore dell'istituto Cattaneo. Mai così male in Emilia Romagna, più di 6 elettori su 10 sono rimasti a casa. «Risultato clamoroso, è la prima volta dal dopoguerra. Due milioni e 150mila persone hanno disertato le urne, 1 milione e 200mila hanno votato. C'è stato il sorpasso degli astenuti. È il livello minimo mai raggiunto in un voto regionale. Peggio della Sardegna, lì a febbraio si è superato il 40%». E oggi peggio della Calabria. «Davvero sorprendente. E non si può dire: non c'è stato il traino nazionale. Questo è vero anche là». Nella terra rossa il Pd ha perso quasi 700mila voti dalle Europee. «Sì e 322mila voti rispetto alle regionali 2010». Ci si consola guardando all'America di Obama. «Ma non ha senso. Bisogna guardare alla nostra tradizione». Intanto il caso Parma. «Qui tutti i partiti hanno perso verso l'astensionismo, la Lega meno degli altri perché ha saputo catturare il voto di protesta. Guardando a Forza Italia, nel confronto con le Europee sono più numerosi gli elettori che hanno votato Lega di quelli rimasti. Meno forte ma sempre visibile il passaggio di voti dal Pd a Salvini». L'altro Matteo secondo partito in regione. «La Lega di Salvini ha raddoppiato i voti delle Europee ma non ha raggiunto il livello del 2010, è rimasto sotto del 20%». E gli operai sono rimasti a casa? «Questo non lo sa nessuno, non abbiamo elementi per dirlo». Bonaccini ha riconosciuto: il voto è stato anche uno schiaffo al governo. Il ministro Galletti ha detto l'opposto. «Sono interpretazioni molto soggettive, alla fine è uno scaricabarile». Ma il killer di Bonaccini è stata la Fiom o Renzi che a Bologna ha provocato il sindacato, come sostiene la Cgil? «Preferisco non avventurarmi nelle interpretazioni politiche. Poi, sul sindacato: certamente c'è un problema nel Pd». Bonaccini appena eletto ha ricordato l'invito del leader Fiom dell'Emilia Romagna Papignani a non votarlo. «Chiaramente la Fiom ha contato. Ma il crollo così potente ha investito tutti gli schieramenti. L'elemento più importante è l'alone degli scandali che hanno coinvolto i consiglieri regionali». La minoranza del Pd insiste: c'è una sofferenza a sinistra, il premier lascia per strada troppa gente. «Questo no, non direi proprio. Qui c'è una sfiducia generalizzata verso i partiti. Non credo sia attribuibile a Renzi o al governo. L'astensionismo ha avuto un contributo potente da FI e fortissimo da Grillo. I 5 Stelle in Calabria ne hanno sofferto più di tutti». FI ha due consiglieri come Sel. «Ha perso il 63% dei voti conquistati alle Europee, addirittura l'80 rispetto al 2010. L'elettorato moderato è frastornato. Berlusconi è uscito di scena, ci sono divisioni e manca un nuovo leader». I 5 Stelle sono finiti? «No, assolutamente no! È un fenomeno ancora ben solido a livello nazionale».