Giovedì 18 Aprile 2024

Paris entra nella leggendaTrionfa sulla mitica Streif

Leo Turrini C'ERA ANCHE Bode Miller, il lunatico fuoriclasse americano, a far da corona a Dominik Paris, eroe azzurro della Streif. Ieri l'americano non era in gara, non se l'è sentita di affrontare una pista tanto insidiosa e spesso crudele nei confronti di chi la sottovaluta: invece l'italiano ha schivato le provocazioni diaboliche del tracciato, andando a prendere una vittoria bella, se non addirittura unica. Ieri in programma c'era il superg. Oggi in calendario c'è la discesa, dominata da Domme' nel 2013. Non è una eresia scommettere sul bis. IL MITO. Streif significa Kitzbuehel e qui sarà il caso di ricordare al lettore distratto il valore del contesto, il significato dello scenario. Kitzbuehel sta alla velocità sugli sci come il Maracanà sta al pallone: è, insomma, un tempio pagano, l'arena a cielo aperto che ogni anno raduna decine di migliaia di appassionati. Perché tante sono le piste da brivido, in giro per il pianeta: e però la Streif non è imitabile, non è clonabile. Sono stato a Kitzbuehel tante volte e sempre sono stato sedotto dall'emozione. Riuscire a imporsi su quel pendio consacra una carriera, un primo posto sulla Streif si trasforma in una favola da raccontare ai nipotini, quando verrà il momento. E Paris di storie da raccontare ne avrà due. Se non tre, qualora oggi IL SUPERG. Ieri, dicevo all'inizio, è stato disputato il supergigante. Quindi su una versione accorciata del percorso. Ma chiaramente restava obbligatorio far scorrere gli sci al massimo della velocità, individuando i perfetti equilibri tra ritmo e audacia, tra curve strette e curve larghe, tra salti e vibrazioni. Paris doveva aver mandato a memoria una labirintica versione del suo rapidissimo incedere, perché anche doveva ha sbagliato qualcosa comunque ha trovato la maniera di correggersi, come se il cervello teleguidasse l'azione dei muscoli. Un combinato disposto di geometrica potenza: così, catapultandosi sul traguardo, l'azzurro ha zittito gli entusiasmi del popolo d'Austria, battendo di sei centesimi l'idolo di casa Matthias Mayer. Terzo l'altro beniamino locale Streitberger. Più lontano il norvegese Jansrud, appena settimo: proprio questo nordico formidabile, fatti quattro conti, è l'unico ostacolo tra Paris e la coppetta di superg, essendo l'italiano sempre andato a punti nell'arco della stagione. Ma meglio prendere le cose come vengono. Una alla volta. Oggi, discesa, sulla Streif versione integrale. E questo Paris 2.0 ha il diritto di sognare il bis.