Papa malato, nessun complotto

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Roma, 22 ottobre 2015 - COME diceva sapientemente Pio XI «si smentiscono solo le notizie vere perché quelle false si smentiscono da sé», e quindi non stupisce la presa di distanza ovvia, attesa, doverosa e affettuosa di padre Federico Lombardi. Al pari di tutti i grandi della terra, i papi sono sempre sani, e la malattia è ammessa solo se non se ne può fare più a meno. Ricordiamo tutti come l’allora portavoce vaticano Navarro Valls pronunciò la parola «Parkinson» quando ormai del morbo che affliggeva da anni pubblicamente Giovanni Paolo II erano edotti anche i bambini di prima elementare, e le tante altre occasioni in cui, comprensibilmente dal loro punto di vista, le condizioni di salute dei potenti sono state tenute fuori dai grandi giochi di potere mondiale. Ma al di là delle parole del Vaticano, che rispondendo della verità a Dio si può permettere di centellinarla agli uomini, quello che conta sono le dichiarazioni dei responsabili della clinica pisana che ammettono i viaggi «d’urgenza» del luminare in elicottero verso Roma, e del professor Fukushima che smentisce solo a tarda sera e per mezzo di una terza persona di avere in cura il Santo Padre, dopo che per tutto il giorno non aveva smentito invece alcunché.

PAROLE che hanno alleviato solo la nostra sensibilità umana, testimoniando che purtroppo non ci eravamo sbagliati, ma non quella di giornalisti, a posto già dal giorno precedente quando avevamo deciso in piena libertà di pubblicare la notizia avuta da molte settimane, e verificata a più livelli.

Il punto non è però la portata della notizia, ma della smentita. Per quanto ovvia e con grandi giri di parole, dicevamo, la smentita c’è stata. Certo, il papa ammalato è sempre una bomba mediatica, però comprendiamo che con un sinodo in pieno fermento, quando addirittura si parla di un nuovo concilio, l’effetto all’interno delle dinamiche ecclesiastiche è potenzialmente sconvolgente. Tant’è che inevitabili sono fiorite ricostruzioni dietrologiche su chi ci possa aver passato la «velina», peraltro avanzate da chi le veline le ha passate sul serio. Ma che, e torniamo alla smentita, se letta in filigrana come vanno lette le cose che escono da ambienti in cui si pesano anche le pause di sospensione, pare obbedire più che altro a una preoccupazione circa il grave momento in cui si stanno trovando sia la Chiesa sia questo pontificato.

LA CHIESA è divisa, lo sanno tutti e non è detto che ciò sia un male, la fronda contro il papa argentino è arrivata a livelli di allerta, e di tutto ha bisogno Francesco meno che qualcuno usi contro di lui armi improprie. E anche una cosa vera può essere scambiata per un’arma impropria. Come è possibile che accada in un ambiente che per la diffusione di veline vere o false tre anni fa arrivò a far dimettere un pontefice. In questo senso, sempre dal suo punto di vista, la presa di posizione di Lombardi è comprensibile, e la rispettiamo, al pari della nostra volontà di fare bene il nostro lavoro senza, ovviamente, partecipare a complotti.