Papa Francesco: "Dio tocchi il cuore dei terroristi"

La preghiera inattesa di Bergoglio alla Gmg di Cracovia, dove sono riuniti oltre un milione di giovani

Papa Francesco a Cracovia fa salire alcuni giovani sulla Papamobile (Lapresse)

Papa Francesco a Cracovia fa salire alcuni giovani sulla Papamobile (Lapresse)

Cracovia (Polonia), 30 luglio 2016 -  "Dio tocchi il cuore dei terroristi, affinché riconoscano il male e tornino sulla via della pace". Una preghiera spontanea e inattesa, ma del resto Papa Francesco non poteva non riferirsi all'allarme terrorismo, alla giornata finale della gioventù a Cracovia. E mentre a Rouen la comunità musulmana di Saint-Etienne-du-Rouvray ha negato la sepoltura ad Adel Kermiche, uno degli assassini di padre Jacques Hamel, in Belgio c'è stato un arresto con l'accusa di terrorimo. Domani infine la solidarietà delle comunità musulmane ai cattolici durante le messe in Italia e Francia. Sul tema è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Contro il terrore serve una risposta seria dello Stato", dice tra l'altro nel corso di un'intervista al Tg1.

LA PREGHIERA PER LA PACE - "O Datore della vita, Ti preghiamo anche per tutti coloro che sono morti come vittime di brutali attacchi terroristici". Questo uno dei passaggi della "Preghiera per la pace e la difesa dalla violenza e dal terrorismo" recitata stasera dal Papa in un fuori programma del viaggio in Polonia. Dio, "dona loro una ricompensa eterna. Che intercedano per il mondo, dilaniato dai conflitti e dai contrasti. O Gesù, Principe della Pace, Ti preghiamo per chi è stato ferito in questi atti di inumana violenza: bambini e giovani, donne e uomini, anziani, persone innocenti coinvolte solo per fatalità nel male. Guarisci il loro corpo e il loro cuore e consolali con la Tua forza, cancellando nel contempo l`odio e il desiderio di vendetta". 

APPELLO AI GIOVANI - Tornando all'incontro delle Gmg, durante la veglia di stasera Francesco ha lanciato un appello ai giovani - oltre un milione - giunti da ogni angolo del mondo: alzatevi dal divano, non siete fatti per vegetare. Costruite il mondo giocando da titolari e insegnateci che creare ponti è più facile che innalzare muri. In un lungo discorso nel Campus Misericordiae, Bergoglio incita i ragazzi a fare squadra per costruire un mondo fraterno, essendo protagonisti attivi del proprio futuro.  Con una metafora calcistica riesce a essere molto diretto: "Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non c'è posto per riserve". Chiede loro di abbandonare il "divano-felicità": quello sul quale ci si sente "comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore".

La "divano-felicità" è una "paralisi silenziosa" che porta, a poco a poco, senza rendercene conto, ad essere "addormentati, imbambolati e intontiti mentre altri - forse i più vivi, ma non i più buoni - decidono il futuro per noi".  Nei giorni scorsi ha parlato dei ragazzi che "vanno in pensione a vent'anni", oggi torna sul tema perché la verità, spiega, è che non siamo venuti al mondo per "vegetare" ma per "lasciare un'impronta".  "Quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà".  Quindi la richiesta di aiuto: "Noi adulti abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un'opportunità: abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri. E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità". 

Prima di iniziare a parlare ascolta alcune testimonianze di ragazzi in difficoltà. Una di queste è di una giovane siriana: "Per noi, oggi e qui, provenienti da diverse parti del mondo - le risponde - il dolore, la guerra che vivono tanti giovani, non sono più una cosa anonima, non sono più una notizia della stampa, hanno un nome, un volto, una storia, una vicinanza. Oggi la guerra in Siria è il dolore e la sofferenza di tante persone, di tanti giovani". E tuttavia "Non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere. Noi non vogliamo vincere l'odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. La nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia".