Sabato 20 Aprile 2024

Paolo Melis: "Mi hanno preso il pieno della vita"

18 anni sognando la libertà. Assolto dopo un lungo errore giudiziario: "Non mi sono mai arreso"

Paolo Melis scarcerato dopo 18 anni

Paolo Melis scarcerato dopo 18 anni

Roma, 26 luglio 2016 - Diciotto anni in carcere da innocente. Pietro Paolo Melis, da 10 giorni è tornato libero.

«Diciotto anni e sette mesi per l’esattezza. Perché anche sette mesi sono lunghi da passare quando si sta in carcere. Ogni singolo giorno è lungo, soprattutto quando si è innocenti».

Come ha vissuto questi giorni da uomo libero?

«Ancora non mi sto rendendo conto. Qui a casa arriva sempre gente a farmi visita. Ho trovato tanto affetto, amicizia e solidarietà. Sinceramente non me lo sarei aspettato: sono felice».

Lei è entrato in carcere a 37 anni.

«Mi hanno preso il pieno della vita. Mi hanno bloccato proprio nel periodo che mi stavo realizzando sia a livello economico, sia a livello familiare: dovevo mettere su famiglia, invece mi hanno arrestato. Tutto quello che sognavo si è fermato lì. Soprattutto il desiderio di avere moglie e figli: quello era uno dei miei obiettivi, il più importante. Ora a 56 anni non si può più fare».

Sta pensando a un risarcimento?

«La libertà non può essere pagata con niente».

Come ha trascorso questi anni in cella?

«Ho cercato sempre di tenermi attivo. Non mi sono lasciato andare; da subito ho pensato che dovevo avere cura della mia salute. E credo che questo mi abbia aiutato. Ho sempre fatto tanta ginnastica; corsa soprattutto, anche se gli spazi erano ristretti: mi ha aiutato a scaricare la tensione. Poi lo studio».

Cosa ha studiato?

«Ho preso il diploma a Spoleto nel settore della tessitura. Poi ho seguito corsi di design».

Cosa le è mancato di più in questo lungo periodo in cella?

«Sicuramente l’affetto dei miei familiari e quello degli amici».

Quali sono le esperienze più brutte che ha vissuto?

«Il carcere è un luogo negativo. E ho sempre avuto più pena per il dolore degli altri che per il mio. Sicuramente gli eventi che mi hanno segnato di più sono i suicidi di persone che conosci».

Ci sono stati momenti in cui ha pensato che la sua innocenza non sarebbe mai stata riconosciuta?

«Ho sempre cercato di non perdere la speranza. Anche perché non potevo sbattere la testa contro un muro. Ovviamente le condanne sono state delusioni molto forti, ma la speranza mi ha aiutato».

Chi l’ha sorretta nella sua battaglia per la verità?

«Sicuramente mia sorella Rita che ha lottato come una leonessa, al di fuori dell’immaginabile. Poi devo ringraziare i miei avvocati Alessandro Ricci e Maria Antonietta Salis e il perito che ha dimostrato la mia innocenza».

Era presente al momento della sentenza di assoluzione?

«No, questa volta non c’ero, perché nei giorni precedenti ero troppo nervoso e ho avuto un piccolo malore. Per cui non ho avuto il coraggio di andare».

Come glielo hanno detto?

«Credo di essere stato l’ultimo a saperlo. Mi ero messo d’accordo che avrei chiamato il giorno dopo alle 16. Quando gli ho telefonato, mia sorella Rita mi ha chiesto dove fossi. Gli ho detto: ‘In carcere’. E lei mi ha risposto: ‘Cosa fai lì, devi uscire, ti hanno assolto’».

Che emozione ha provato?

«Ero felicissimo. Sono andato subito a chiamare alcuni amici in cella e insieme abbiamo preso un caffè in fretta. (Con la voce rotta da qualche lacrima di emozione, ndr ) Ci siamo salutati con l’augurio anche per loro di uscire al più presto».

Ora cosa ha intenzione di fare?

«Sinceramente non ho ancora avuto il tempo per pensarci, sono stato troppo preso dalle visite di amici e parenti. Non ci ho pensato, non ci ho proprio pensato».