Paolo, il conte ex militante di sinistraDa Rutelli a mente' del renzismo

Ettore Maria Colombo ROMA DA TEORICO della dissimulazione onesta' di cinquecentesca (e cattolica) memoria, oltre che da discreto giocatore di poker, Paolo Gentiloni ha già bluffato' sul timing della sua nomina a ministro. «Ero a lavorare e non ne sapevo nulla fino a poche ore fa», ha detto ieri mattina il neo titolare della Farnesina. La verità è che, già giovedì sera, Renzi aveva telefonato a Gentiloni. «Paolo, qua non se ne esce. Il Colle chiede un nome politico forte e solido, io non voglio Lapo (Pistelli, ndr). Preparati perché da domani tocca a te». E così, per uscire dall'impasse con Napolitano, Renzi ha attinto a uno dei suoi cavalli di razza' migliori, ma fermo ai box da tempo. Del resto, tra i renziani non della stretta cerchia e non fiorentini, se Roberto Giachetti è il pasdaran, Gentiloni è il cervello pensante'. E uno tra i pochissimi che osano contraddire il premier-segretario. Quando si trattò di mandare a casa Enrico Letta, Gentiloni e Giachetti erano i soli a sostenere che era meglio andare al voto. E, sempre durante una Direzione, Gentiloni fu tra i pochi no' (con Richetti e Fioroni) alla proposta di iscrizione del Pd dentro il Pse. All'apparenza digiuno di politica estera, in realtà Gentiloni la segue con passione, conosce l'inglese, Blair e i democrat Usa. Di suo algido e dallo humor freddo', Gentiloni si è però emozionato quando, accompagnato dalla moglie, è salito al Colle a giurare. Paolo il freddo' ne ha viste e combinate tante, finora. Classe 1954, è pronipote di quel Filippo che, nel 1913, propose l'omonimo patto Gentiloni' con cui i cattolici rientrarono a pieno titolo nella vita politica italiana, aggirando il non expedit papale. Nobile di casato (i Gentiloni-Silverj) e lignaggio (conte di Filottrano, Cingoli e Macerata' sarebbe la dicitura esatta...), famiglia cattolica e papalina, il giovane Paolo è uno scapestrato. A 15 anni fugge di casa per andare a un corteo milanese del Pdup, la formazione nata dalle ceneri della scissione del Manifesto dal Pci. Dopo anni di militanza nella sinistra extraparlamentare (Pdup, etc) Gentiloni passa al giornalismo militante. Lavora a Pace e Guerra, poi dirige La nuova ecologia, storico mensile dell'ambientalismo. Lì conosce Francesco Rutelli, che se lo porterà con sé ovunque. Al comune di Roma, prima come portavoce, poi come assessore al Turismo e al Giubileo, a livello nazionale tra Verdi e Margherita. Alla Camera, Gentiloni arriva nel 2001 e lì siede fino ad oggi. Presidente della commissione di Vigilanza Rai e, nel 2006-2008, ministro alle Tlc nel II governo Prodi, è assai esperto del tema. TRA I FONDATORI, ideatori e più convinti sostenitori del Pd, eclissatosi Rutelli, Gentiloni prima si avvicina a Veltroni e poi a Renzi, sempre in funzione anti Pci-Pds-Ds e dei vari D'Alema e Bersani. Candidato, più per vezzo che per convinzione, alle primarie di Roma, dove arriva solo terzo (l5%, dopo Marino e pure Sassoli), Gentiloni sembrava avviato al ruolo di riserva', sia pure di lusso. Ma quando il premier ha chiamato, il conte Gentiloni ha risposto subito obbedisco'. Bene dissimulando.