Venerdì 19 Aprile 2024

Quell'odio per i ricchi

Roma, 23 luglio 2016 - In una società capitalistica, il pauperismo non è l’antidoto alla povertà, ma contribuisce a crearla. I social sono il più fanatico contenitore di invidia sociale della storia dell’umanità: chi non ha, insulta chi ha, senza porsi il problema se chi ha è un criminale, un evasore o semplicemente una persona che ha guadagnato onestamente cifre importanti sulle quali ha pagato le tasse. L’ultimo caso riguarda Paolo Bonolis. Il popolare showman ha una denuncia dei redditi di parecchi milioni. Una volta all’anno porta in vacanza la sua numerosa famiglia e qualche amico noleggiando un aereo. Non sappiamo quanto abbia pagato Bonolis per andare da Roma a Ibiza, ma il costo medio di un jet con otto posti per quella tratta – compreso il ritorno a vuoto – è di circa diecimila euro. Una cifra che il nostro amico può permettersi tranquillamente di pagare. Ha il diritto di farlo o no? La pubblicazione della foto del gruppo in aereo ha scatenato la bufera sui social e la moglie di Paolo ha risposto con garbo, ma anche con fermezza. Il problema è tuttavia molto più ampio.

L’invidia sociale invita i ricchi a nascondersi e a non spendere, almeno a non spendere in Italia e questo procura un danno non lieve all’economia nazionale. I provvedimenti del governo Monti – di cui il senatore si è correttamente pentito – hanno assestato un colpo mortale alla nautica italiana. Possedere una barca significava essere automaticamente un evasore o comunque una persona da perseguitare. Nonostante i corpi di polizia abbiano tutti gli elementi per fare da remoto l’autopsia di ogni imbarcazione, i controlli a bordo si sprecavano, con identificazione di tutti gli ospiti anche di importanti personalità straniere. La risposta fu la fuga verso la Croazia e la Costa Azzurra e la distruzione della nostra nautica con la perdita di molte decine di migliaia di posti di lavoro. Adesso le cose vanno meglio, ma è difficile rimettere insieme i cocci. Il gruppo Ferretti, uno dei leader mondiali del settore, nel 2009 ha consegnato 345 barche e il mercato italiano ne ha assorbito tra il 20 e il 30 per cento, cioè tra 70 e 100.

Nel 2015 Ferretti ha consegnato 128 barche e in Italia ne sono state vendute soltanto quattro. Veniamo ai problemi di immagine. Merkel, Hollande, Teresa May si muovono sul top di gamma di Audi o Mercedes, Citroen, Jaguar. Renzi si sposta con uno dei più brutti modelli d’auto mai costruiti dalla Fiat. Noi avremmo l’ammiraglia più bella di tutte, la Maserati quattro porte. Né il Quirinale né Palazzo Chigi la usano per paura di polemiche. Peccato, perché farebbero fare una gran figura al made in Italy. Come la fece quando uscì la bellissima Lancia Flaminia, tuttora usata dai presidenti della Repubblica nella sfilata del 2 giugno. Negli anni ’60 le Ds Citroen nere del governo francese viste nei tg furono uno strumento promozionale fantastico. I negozi italiani delle nostre grandi griffe hanno quasi soltanto una clientela straniera. Ma nelle filiali di Montecarlo delle stesse case gli italiani si sono moltiplicati. Bell’affare, no? Ostentare è sgradevole sempre e soprattutto in momenti di crisi. Francesco ci ha dato una forte lezione di sobrietà viaggiando su una semiutilitaria e indossando scarpe nere invece che rosse. Ma lui fa il papa. L’economia nazionale è altra cosa. Se non si spende, sono i poveri e i disoccupati i primi a soffrirne.