Obama sonda Egitto e Arabia «Santa alleanza contro l'Isis»

Lorenzo Bianchi LA NATO è pronta a «valutare seriamente» una richiesta di aiuto dell’Iraq. Che non è ancora arrivata, precisa il segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen. A Bagdad sono ancora in corso le trattative del premier incaricato Haider Abadi per il varo di un nuovo governo. L’ultimo ostacolo sarebbe una richiesta dei sunniti. Vorrebbero il 40 per cento delle poltrone ministeriali. Nell’attesa si sta profilando una larga alleanza contro l’Isis, ovvero il Califfato islamico. Tony Blinken, vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto chiaramente che ne faranno parte l’Egitto e l’Arabia Saudita. Sembra scontata anche l’adesione degli Emirati Arabi Uniti. Nelle ultime 36 ore il segretario di Stato John Kerry ha telefonato ai pari grado di Australia, Italia, Giordania, Israele, Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti «per concordare le basi di un’azione comune». Il segretario di Stato vorrebbe coinvolgere anche la Russia, destinataria, mercoledì, di un video di minaccia per gli aerei forniti al regime siriano. La Turchia ha arrestato 19 sospetti miliziani dell’Isis a Gaziantep, vicino al confine con la Siria. In passato un seguace di Abu Bakr al-Baghdadi, Abu Yusaf, 27 anni, titolare di un passaporto europeo, aveva ringraziato Ankara per aver aiutato la sua organizzazione. Dall’Iraq arrivano notizie contrastanti. Secondo il canale saudita al-Arabiya il ministero della difesa iracheno ha comunicato di aver ucciso il braccio destro di al-Baghdadi in un raid aereo su Mosul. Nella stessa città sarebbero stati «giustiziati» 14 giovani condannati dalle corti islamiche. A SUD di Tikrit, la capitale della provincia nella quale nacque Saddam Hussein, un kamikaze si è fatto esplodere e ha ucciso 7 soldati sulla strada che collega la città a Samarra. Poco più a nord i jihadisti sono arrivati alla periferia di Dijla e di Mutassim e hanno costretto la Quarta divisione dell’esercito a ripiegare sulla città di origine del Califfo al-Baghdadi. A Tal Ali, nella provincia di Kirkuk, gli uomini in nero dell’Isis hanno rapito decine di abitanti «colpevoli» di avere dato alle fiamme le loro bandiere e una postazione dei jihadisti. A Falluja una salve di colpi di mortaio, forse sparati dai lealisti, ha ucciso 18 persone, fra le quali 8 bambini. Secondo un ex militante disgustato «dall’ingiustizia di chi predica l’ingiustizia» gli adepti della Guerra santa islamica vogliono «accerchiare il mondo arabo». Un militante marocchino, Noureddin Maidoubi, proclama: «La Spagna è la terra dei nostri nonni e la apriremo con il potere di Allah». In Libano è stato ucciso un abitante di Arsal sospettato di aver fornito informazioni agli Hezbollah che combattono con Damasco. AL VERTICE della Nato a Newport Barack Obama e il premier britannico David Cameron hanno promesso solennemente: «Saremo più decisi nella difesa dei nostri valori». Londra non esclude raid areei sulla Siria, anche senza l’autorizzazione di Bashar al-Assad che considera «parte del problema». Al contrario di Madrid che per ora non è intenzionata a partecipare con le sue forze armate. Barak Barfi, insegnante di arabo e portavoce della famiglia di Steve Sotloff, l’ultimo prigioniero dell’Isis decapitato, chiede al Califfo al-Baghadi «dove sia la sua pietà alla quale è dedicato il Ramadan. Hai tradito l’Islam». E gli lancia contro la parola Wayluk, ossia «Grande Peccato».