Whatsappare con piccantezza, interviene la Crusca

Il censimento dell'Accademia: in Rete le schede dei nuovi modi di dire

Cracco serve alle "Tavole Accademiche" (Foto Andrea Negro / LaPresse)

Cracco serve alle "Tavole Accademiche" (Foto Andrea Negro / LaPresse)

Firenze, 24 luglio 2015 - Whatsappare, microondabile, virale. Queste le tre “parole nuove” sdoganate dall’Accademia della Crusca - prestigiosa istituzione che dal 1583 cerca di conservare la purezza della nostra lingua - e segnalate sulla home page del sito www.accademiadellacrusca.it. "Nella sezione dedicata, rinnovata nel 2012, viene presentata una prima scelta di “parole nuove” già accreditate", spiega la professoressa Raffaella Setti, coordinatrice del lavoro di consulenza linguistica e redattrice di “Crusca per voi”.

Cosa si intende per “parole nuove”? "Si tratta di parole apparse per la prima volta, ma anche preesistenti che nel corso del tempo hanno subito un mutamento semantico o un forte rilancio nell’uso pubblico. Per entrambe le categorie si dà innanzi tutto la data che indica rispettivamente la prima apparizione o la nuova vita della parola segnalata".

Quali sono le caratteristiche indispensabili per venire presi in considerazione? "Ovviamente deve trattarsi di un termine entrato nell’uso comune, linguisticamente parlando, e non legato a un evento o alle tendenze del momento".

Chi segnala e chi decide? "Segnalano i nostri visitatori on line, sul sito esiste un modulo ad hoc, ma anche chi lavora all’interno dell’Accademia può rendersi conto dell’esplosione di una nuova parola e farla presente: spetta alla nostra redazione constatare che non esista sui vocabolari, quanto sia diffusa fra la gente e, previa approvazione di un accademico, viene fatta una scheda e messa in rete".

Taggare, scialla, apericena: oltre a queste, quante parole nuove avete censito? "Non moltissime, le maglie della griglia che consente alla parola nuova di essere sdoganata e schedata sono molto strette".

Il vostro obiettivo primario? "Registrare quello che succede e cercare di spiegare come nascono e come si evolvono i fenomeni linguistici. Non tutto quello che viene usato, soprattutto parole nuove e occasionali, è destinato a durare e a radicarsi nella lingua: il lavoro è quello di monitorare alcuni fenomeni, valutarne la frequenza e cercare di stabilire se siano esclusivi della lingua parlata o se invece arrivino anche nello scritto; e nel caso a quale livello di formalità vi entrino".

La cartina di tornasole? "I giornali, quotidiani e non, l’informazione in genere, la rete (intesa anche come social media) e la durata del suo utilizzo: il fatto è che la lingua è in continuo mutamento".

Nuovi arrivi? "Per ora sono sotto osservazione termini dettati dal dilagare della moda della cucina, anche in televisione: croccantezza e piccantezza, ma anche impiattare, non più inteso come mettere nel piatto, ma abbellire e rendere gradevole alla vista".