Mercoledì 24 Aprile 2024

Nullità del matrimonio, il processo nella storia della Chiesa. Non si cambiava da tre secoli

Era stato Benedetto XIV a introdurre la sentenza doppia conforme, che viene ora superata con la riforma di papa Francesco

Matrimonio, foto generica

Matrimonio, foto generica

Città del Vaticano, 9 settembre 2015 - Nullità del matrimonio, la rivoluzione di Papa Francesco scardina oltre tre secoli di storia. Il processo canonico, infatti, per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale era rimasto "identico per tre secoli", dai tempi cioè della riforma di Benedetto XIV, Papa Lambertini, come ha sottolineato monsignor Pio Vito Pinto, Decano della Rota Romana.

Era stato Benedetto XIV a introdurre la sentenza doppia conforme, che viene ora superata con la riforma di papa Francesco. Un'altra riforma c'era stata con Pio X e poi una riforma del codice canonico nel 1983, ma anche in questi casi, ha spiegato ancora Pinto, "era stato lasciato il processo come Lambertini lo aveva creato".

IL PASSAGGIO STORICO Papa Lambertini, grande giurista, da una parte consolidò il sistema dello scioglimento pontificio per grazia del vincolo rato e non consumato. Dall’altra, per fermare gli abusi commessi da vescovi e tribunali soprattutto in Polonia nel dichiarare le nullità di matrimonio, decise la necessità della doppia sentenza con la costituzione apostolica Dei miseratione, promulgata il 3 novembre 1741. Questo sistema ha retto fino ai giorni nostri. Unica eccezione fu quella delle facoltà concesse ad experimentum da Paolo VI alla conferenza episcopale statunitense, concluse con la norma comune, dapprima del motu proprio Causas matrimoniales (28 marzo 1971) e quindi con il sistema processuale proprio del Codex iuris canonici del 1983. In verità, pur mantenendo la doppia conforme, il nuovo sistema codiciale rendeva più agile, secondo l’auspicio di Papa Montini, la possibilità di ottenere la nullità matrimoniale con la procedura detta breve in seconda istanza. Pio X, fedele al suo motto reformare omnia in Christo, pur conservando nella sostanza il sistema processuale di Papa Lambertini, si distinse grazie all’impulso espresso dal suo collaboratore Michele Lega. Secondo quest'ultimo i processi canonici devono infatti preferibilmente celebrarsi nelle diocesi, limitando al massimo gli appelli e i ricorsi alla Sede apostolica. Come propongono i motu propri di Francesco