Mercoledì 24 Aprile 2024

Noduli tiroidei, come trattarli?

Cisti e addensamenti della ghiandola tiroide spesso vengono scoperti casualmente in corso di ecografia, ed è possibile toglierli senza dolore. Occhio agli ormoni e sorveglianza nel tempo

Ecografia del collo, un esame per esplorare la conformazione della tiroide

Ecografia del collo, un esame per esplorare la conformazione della tiroide

Roma, 7 ottobre 2014 – I noduli tiroidei sono molto diffusi, si scoprono di solito casualmente durante un'ecografia del collo e sono riscontrabili in media in una persona su quattro. Come comportarsi? Teniamo presente che il 90% dei noduli tiroidei sono inoffensivi, stanno al loro posto e non si muovono, si ritiene siano legati a bassa concentrazione di iodio nell’ambiente, elemento fondamentale per la produzione degli ormoni, ma una componente importante è la familiarità. La maggior parte dei noduli tiroidei rimane stabile anche dopo anni, e non necessita di trattamenti se non un costante monitoraggio per verificare che non si mettano in moto (una scintigrafia o un'agobiopsia, dopo le analisi del sangue, se proprio il medico lo ritiene necessario). Alcuni noduli, tuttavia, tendono a crescere, oppure a sdoppiarsi (nel senso che accanto al nodulo grosso a volte se ne possono scoprire uno o due più piccoli) e quando si verifica l'ingrossamento del collo il bottone della camicia stringe, si avvertono segni di fastidio.

La chirurgia della tiroide si presta a diverse opzioni, in questi casi si tende a limitare l'intervento ai soli soggetti che presentano ipertiroidismo o sintomi da compressione non altrimenti gestibili. Gli strumenti chirurgici disponibili hanno ridotto al minimo il danno estetico e il rischio di complicanze. Inoltre, lesioni benigne meno complesse possono essere trattate con nuove terapie mini-invasive che permettono di ridurne il volume senza anestesia generale evitando il ricovero in ospedale. Di queste tecniche si è parlato ad Ariccia al workshop organizzato da Enrico Papini, Direttore di Endocrinologia e Malattie Metaboliche all'Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale, sotto l'egida dell'Ame (Associazione medici endocrinologi).

Le nuove terapie mini-invasive, afferma Papini, portano a una diminuzione significativa e persistente del volume dei noduli e dei sintomi.Tra le differenti tecniche di ablazione dei noduli tiroidei, tre sono le più efficaci e le più semplici da applicare dopo un adeguato periodo di training. Tutti questi metodi hanno il vantaggio di essere sopportabili e di distruggere una minima parte del tessuto tiroideo permettendo quindi di preservare la funzione nobile della tiroide legata alla produzione di ormoni e di regolare il metabolismo. Per le cisti tiroidee viene utilizzata l’iniezione percutanea (alcolizzazione) che consiste nell’iniettare pochi grammi di etanolo nelle cisti dopo aver aspirato il liquido contenuto. Questo trattamento dura qualche minuto, ha costi irrisori, è minimamente doloroso e soprattutto sicuro. Per i noduli veri e propri si usa invece l’ablazione termica, che può essere eseguita con due tecniche: mediante laser oppure elettrodi. Con entrambe le modalità l’aumento di temperatura del tessuto tiroideo innesca un danno localizzato, il volume del nodulo si dimezza e basta una sola seduta per archiviare il caso.

Dopo la chirurgia tradizionale (tireoidectomia) o dopo terapie mini-invasive che abbiano rimosso del tutto o in buona parte la ghiandola tiroidea può diventare necessaria una terapia sostitutiva con l’ormone sintetico della tiroide, la levotiroxina, che è la terapia principale per l’ipotiroidismo, e che deve essere seguita per tutta la vita. Questa condizione non deve preoccupare, ma impone semplici e precise regole per essere effettuata correttamente. La levotiroxina presenta una serie di interazioni con altri farmaci e il suo assorbimento può non essere ottimale per problemi digestivi o intolleranze come quella al lattosio. Inoltre, è necessario non assumere cibo per almeno 30 minuti dopo l’ingestione dell’ormone. I progressi della farmacologia consentono ora di ricorrere a nuove formulazioni, come ad esempio l’impiego dell’ormone tiroideo in soluzione liquida o in capsule molli (Tiche) che possono garantire un migliore assorbimento del principio attivo e una migliore aderenza del paziente alla terapia grazie alla facilità di assunzione.

Alessandro Malpelo

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