Mercoledì 24 Aprile 2024

Calabria, statua della Madonna dal boss. Alfano: "Ributtante". Vescovo: "Fatto grave"

Clamore dopo l'inchino della statua della Madonna in processione in direzione della casa del boss. Il vescovo: "Prenderemo provvedimenti". Il procuratore: "Papa inascoltato. La giustizia farà il suo corso". Il sindaco si difende: "Si è ripetuta una gestualità"

La processione della Madonna delle Gtazie di Tresilico Oppido Mamertina (Ansa)

La processione della Madonna delle Gtazie di Tresilico Oppido Mamertina (Ansa)

Oppido Mamertina (Reggio Calabria), 6 luglio 2014 - La statua della Madonna si inchina per omaggiare l'anziano boss della 'ndrangheta durante la processione. E' successo in Calabria, a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. La statua sarebbe stata fatta fermare davanti l'abitazione del presunto boss, Peppe Mazzagatti, 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute, ritenuto a capo dell'omonima cosca e già condannato all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo il Quotidiano della Calabria, durante la sosta, durata circa mezzo minuto, il comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina si è allontanato in segno di dissenso da quanto stava accadendo. Altri due carabinieri, invece, hanno documentato tutto. 

"L'allontanamento del comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina è stato un atto tecnico per consentire gli opportuni atti di polizia giudiziaria", ha detto però il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Lorenzo Falferi. "Il nostro maresciallo - ha aggiunto - si è allontanato per compiere tutti gli atti di identificazione di coloro che hanno disposto e di chi ha effettuato la sosta della processione. E' stata effettuata anche una videoripresa di quanto stava accadendo in modo da avere una documentazione precisa". 

IL VESCOVO -  "Il fatto è grave e prenderemo dei provvedimenti - ha avvertito il vescovo della diocesi di Oppimo-Palmi, monsignor Francesco Milito -. In tempi brevi prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone, di quanto è accaduto. La cosa certa è che prenderemo dei provvedimenti".

ALFANO -  "Deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi",ha commentato invece il ministro dell'Interno Alfano, che si è inoltre complimentato con i carabinieri chee hanno preso le distanze da quelli che Alfano giudica "atti incommentabili".

LA DDA DI REGGIO CALABRIA - Sono trascorsi appena quindici giorni da quando Papa Francesco, nel corso della messa nella spiana di Sibari, ha scomunicato i mafiosi. Papa Bergoglio, al termine della visita pastorale nella diocesi di Cassano allo Jonio, aveva lanciato la scomunica per i mafiosi e la richiesta di "combattere la 'ndrangheta perché adora i soldi e disprezza il bene". Lo ha ricordato oggi anche il procuratore aggiunto della dda di reggio, Nicola Gratteri: "Le parole del Papa sono state ascoltate da tutti ma poi in pratica non sono osservate. Quanto accaduto appare come una sfida a quelle parole. Bene il comportamento dei Carabinieri che hanno capito quanto stava accadendo. La Procura farà il suo lavoro".

LA DIFESA DEL SINDACO - "Se ci sono stati gesti non consoni noi siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese", si difende il sindaco di Oppido Mamertina. "Voglio precisare che noi siamo una amministrazione comunale - ha aggiunto - che si è insediata da un mese. Tutti i componenti dell'amministrazione presenti alla processione era una trentina di metri avanti alla Vara e secondo noi si è ripetuta una gestualità trentennale. Poi c'è da dire che mancavano poche centinaia di metri alla fine della processione e non c'è stato il tempo di renderci conto di quanto accadeva".

IL BOSS - Giuseppe Mazzagatti, di 82 anni, ritenuto il boss dell' omonima cosca di Oppido Mamertina, dopo anni dedicati alla vendita della frutta con un piccolo camion, in supporto perlopiù dell'attività di fruttivendolo del padre, avvia negli anni Settanta l'attività di trasporto del cemento su strada. L'uomo fu coinvolto anche nell'omicidio di un autotrasportatore con il quale aveva avuto contrasti per il predominio nel settore del trasporto del cemento su strada. Mazzagatti, dopo alcuni anni, riuscì ad acquistare un autocarro e successivamente un autocementiera ed iniziò ad esercitare l'attività in regime di monopolio. Nel 1980 il Tribunale di Vibo Valentia lo condannò, insieme con il fratello Carmelo, per il reato di estorsione ai danni degli autotrasportatori di cemento che rifornivano diversi imprenditori della zona. Mazzagatti, infatti, vantando una amicizia con la famiglia Piromalli riuscì a imporre agli autotrasportatori di astenersi dall'effettuare carichi di cemento destinati ai cantieri per i lavori della strada Rosarno - Gioiosa Jonica, costringendo l'azienda produttrice di cemento a rivolgersi direttamente a lui per la fornitura del materiale. Il presunto boss, condannato all'ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, è ritenuto uno dei principali protagonisti della faida tra le cosche della 'ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni '90. Nel 1993 gli uccisero in un agguato mafioso il figlio Pasquale, di 33 anni. Nel 2003, dopo una lunga detenzione in carcere, ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute e per l'età avanzata.