Mps cerca alleati per la fusioneBruxelles: «Ora il piano va rivisto»

Tommaso Strambi SIENA «TUTTE le ipotesi sono aperte» ma dopo il risultato del comprehensive assessment che ha evidenziato una necessità di 2,1 miliardi di capitale, per Rocca Salimbeni la soluzione più logica è cercare un partner». A confermarlo è un banker a diretta conoscenza del dossier Mps. Così, mentre in borsa il titolo dell'istituto senese paga lo scotto della bocciatura europea chiudendo con un ribasso del 21,5% a 0,785 euro (scambiati 314,5 milioni di azioni, pari al 6,14% del capitale), intorno al Monte dei Paschi cresce l'attesa sulle indicazioni che arriveranno da Citigroup e Ubs, incaricate dal board senese di individuare tutte le «opzioni strategiche». Quella di una possibile fusione sembra essere la più probabile. E la preferita da Bankitalia. Ma con chi? La strada italiana sembra in salita. Non solo perché si potrebbero aprire questioni di concentrazione degli sportelli tali da spingere l'Antitrust ad alzare le antenne, ma anche perché trattandosi della terza banca del Paese occorrerebbe che entrasse in gioco un'altra big. E né Intesa Sanpaolo né Unicredit sarebbero interessate. Come ha confermato il ceo di piazza Cordusio, Federico Ghizzoni, che nel dire di «non essere interessati» ad eventuali asset di Mps e Carige, ha lasciato capire che comunque un risiko bancario ci sarà. E «non tanto legato allo stress test spiega Ghizzoni quanto a un processo naturale. Ci sono 650 banche in Italia e penso che un consolidamento ci sarà». Anche se molti guardano con insistenza ad Ubi Banca. E questo nonostante il consigliere delegato Victor Massiah abbia precisato, ieri mattina, che «per il nostro gruppo» non ci sono sul tavolo ipotesi di acquisizioni. «Premesso che non vi è alcun dossier aperto, e che nel caso sarebbe Ubi Banca a scegliere chiosa Massiah il gruppo ha una storia di creazione di valore. Butta i propri soldi chi specula su una modifica di questa strategia». Parole che però non riescono a fermare la ridda di voci su Ubi. Anche se qualche osservatore ripete che «nel caso di una fusione» il partner va ricercato all'estero. E qui sembra perdere quota l'ipotesi Bnb Paribas, mentre potrebbe esserci un interesse da parte di qualche banca spagnola. Ma, come sostiene il banker, «tutte le ipotesi sono aperte». TRA QUESTE anche quella che Mps possa evitare sia un'aggregazione, sia un nuovo aumento di capitale. Una prospettiva che, secondo uno studio di Mediobanca Securities, Rocca Salimbeni potrebbe attuare in cinque mosse: far slittare il rimborso dei Monti-Bond, tagliare del 10% gli asset ponderati per il rischio, farsi riconoscere dalla Bce 260 milioni di accantonamenti sui crediti, vendere il credito al consumo e il leasing, cedere l'esposizione ai titoli sovrani. Intanto però, dopo la sonora bocciatura negli stress test, dall'Europa arriva un'altra doccia fredda. Mps, infatti, fa sapere l'antitrust Ue in contatto con le autorità italiane dovrà non solo presentare il proprio piano (per colmare la carenza di capitale da 2,1 miliardi) alle autorità di supervisione, ma anche proporre cambiamenti al piano di ristrutturazione negoziato con la Commissione Ue nell'ottobre dello scorso anno. Getta acqua sul fuoco il premier: «I problemi legati agli esiti degli stress test saranno affrontati con determinazione assicura Matteo Renzi senza sottovalutarli ma sapendo che sono risolvibili».