Venerdì 19 Aprile 2024

Mostro di Foligno, il papà di Lorenzo: mai il perdono. "Ora non voglio che torni libero"

La memoria e lo strazio. "Mi dissero: starà dentro sessant'anni"

Luciano Paolucci con una foto del figlio Lorenzo

Luciano Paolucci con una foto del figlio Lorenzo

Foligno, 5 settembre 2015 - "IO NON PERDONO più nessuno». È lucidamente calmo Luciano Paolucci, padre di Lorenzo, seconda vittima del mostro di Foligno come lo stesso Luigi Chiatti si firmò nei biglietti con cui sfidava gli investigatori.

Eppure a suo tempo disse di averlo fatto. "È vero – replica Paolucci, impegnato da tempo per la tutela dell’infanzia con la sua associazione ‘Marcia degli Angeli’ –, l’ho perdonato per le violenze che ha subito da piccolo in orfanotrofio dopo essere stato abbandonato dalla madre. Ma non perdonerei – chiarisce –, chi lo dovesse far tornare libero e non perdonerei più Chiatti se accettasse di essere libero".

È socialmente pericoloso. "Prima hanno detto che sarebbe stato dentro sessant’anni, poi trenta. E adesso... È stato lui – ricorda e sottolinea senza nascondere tutto il dolore per quanto accaduto in quel maledetto agosto del ’93, che a tratti lo rende comprensibilmente confuso –, a rivelare che se dovesse tornare in libertà ucciderà ancora, perchè ce l’ha nel dna...".

Parlerebbe con il geometra oggi se potesse? "Sì – risponde con assoluta determinazione e sostenuto da quella fede che lo portò a suo tempo al perdono –. Vorrei cercare di fargli capire che nella vita bisogna fare cose buone. Vorrei dirgli di togliersi di dosso tutte le brutte cose della vita, tutte le difficoltà che ha incontrato. Fargli capire che non c’è bisogno di uccidere".

Pensa sul serio che capirebbe? "Io ho capito le violenze di cui lui è stato vittima quando era un bambino. Ora so solo – conclude – che ovunque decidano di mandarlo non voglio che possa tornare libero".

Assoluto invece il silenzio della famiglia Allegretti. Per loro il piccolo Simone merita un rispetto totale. Mai nessun commento su chi lo uccise a soli 4 anni, sottoponendolo a delle vere e proprie torture. A esternare indirettamente il loro pensiero è l’avvocato Giovanni Picuti. "Temono – dice il legale – che il trasferimento di Luigi Chiatti in Sardegna, all’interno di una residenza sanitaria, costituisca un ripiego. Sanno che è un serial killer, sadico. Incurabile. Il fatto che si sia scelta un’isola dimostra i timori del magistrato in ordine alla concreta possibilità di recidiva, ma non risolve il problema".