Mercoledì 24 Aprile 2024

«Morsi e una spia». Chiesta la pena capitale

IL CAIRO MOHAMMED Morsi è «una spia per conto di Hamas e di Hezbollah». E nell'aula della Corte d'Assise del Cairo risuona per la prima volta la parola «condanna a morte». La procura generale egiziana ha chiesto la pena capitale per l'ex presidente, deposto dai militari nel luglio del 2013, e per altri 35 membri dei Fratelli musulmani, dichiarati da allora «organizzazione terroristica». Ma l'ex capo dello Stato non ci sta. E ha chiesto al giudice carta e penna, per poter scrivere lui stesso la propria memoria difensiva. Nonché una copia della Costituzione del 2012, adottata quando Morsi era in carica, che secondo le opposizioni dell'epoca si prestava a diverse interpretazioni, con poche garanzie sul piano dei diritti individuali. Il giudice ha chiesto alla difesa di produrre una richiesta scritta e ha aggiornato il processo al 26 novembre. Nell'udienza di ieri, la procura ha accusato l'ex presidente e gli altri imputati di cospirazione di aver divulgato segreti nazionali a organizzazioni straniere legate a formazioni jihadiste (il movimento radicale palestinese e quello libanese filo-siriano), allo scopo di compiere atti terroristici in Egitto. In particolare, secondo quanto riferito da fonti giudiziarie, l'accusa ritiene che la Confraternita si preparasse nel 2012 a dichiarare il Sinai «emirato islamico», nel caso in cui alle presidenziali avesse vinto l'avversario di Morsi, Ahmed Shafiq, ex premier di Hosni Mubarak. Avversario che invece fu sconfitto alle urne dall'esponente islamico. All'ingresso dell'ex presidente nell'aula, i coimputati lo hanno accolto al grido di «Allah u Akbar» (Allah è grande), mentre a piazza Tharir scoppiavano gli scontri tra manifestanti che ricordavano i 47 morti del 19 novembre 2011 e la polizia. IL PRESIDENTE deposto è imputato in altri quattro processi: per le violenze sui manifestanti davanti al palazzo presidenziale nel dicembre 2012, per evasione dal carcere durante la rivolta anti-Mubarak del 2011, per aver insultato la magistratura e, infine, per un altro caso di spionaggio, questa volta in favore del Qatar. L'Egitto di Abdel Fattah al Sisi continua ad accusare l'emirato di sostenere i Fratelli musulmani e di ingerenza negli affari interni. Il re saudita cerca di ricucire lo strappo e ha lanciato ieri un appello all'Egitto per «l'unità del mondo arabo». Sforzo «apprezzato» dalla presidenza, ma rimasto finora senza una vera risposta.