Quando la grande moda si fa arte. Tracce preziose si mettono in mostra

Firenze, nuovo allestimento al Museo del Costume di Palazzo Pitti

Mostra Tracce museo moda

Mostra Tracce museo moda

Firenze, 19 dicembre 2017 - E’ un dialogo profondo, intimo, stimolante e leggiadro quello tra arte e moda. Un intreccio elegantissimo tra mente e cuore, tra forme e colori, che esplode nella sua grazia e nella sua timida prepotenza emotiva nella mostra Tracce, dialoghi ad arte, allestita nel Museo della Moda e del Costume da due esperte studiose come Caterina Chiarelli e Simonella Condemi, con l’importante lavoro di restauro, conservazione e colta esposizione della restauratrice Simona Fulceri, e l’allestimento di Mauro Linari, sotto la guida del Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt. Si tratta della prima rotazione dell’immenso guardaroba fatto di donazioni e acquisti del Museo della Moda, l’unico in Italia, statale e autorevolissimo, con l’esposizione di notevoli opere d’arte del Novecento, putroppo non esposte e alcune addirittura inedite, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, che mettono a confronto la loro bellezza e il loro significato con pezzi notevolissimi di moda e di alta moda dei più importanti stilisti italiani ed internazionali. Il nuovo deposito si deve all’impegno e all’accordo siglato tra Gallerie degli Uffizi e Pitti Immagine, Centro di Firenze per la Moda Italiana, Pitti Discovery per il sostegno della cultura della moda come dettato dal Ministero dei Beni Culturali.

Nell'esposizione ci salutano i ritratti di Andreana Peruzzi de’ Medici e del marito Marchese Ridolfo di Alberto Magnelli e introducono ad un’atmosfera di incanto, tra la cappa di Pino Lancetti del 1977 e l’aggraziato abito da sera a forma di bocciolo capovolto color lime del 1960 di Cesare Guidi, sarto fiorentino di prim’ordine che andrebbe davvero riscoperto. Più in là la semplice ma sontuosa vestaglia-kimono di Alber Elbaz per Lanvin del 2004 con camelie nere, dono di Cecilia Matteucci Lavarini generosa collezionista e donatrice al Museo della Moda e del Costume. Troneggia su un divano settecentesco la “bambola” seduta sulla seta dell’abito a fiori di Gianfranco Ferrè, anche lui appassionato donatore per Firenze, ai tempi della direzione creativa per Dior, e quella stampa dialoga con il quadro di Sergio Scatizzi, “fiori” del 1959. «Restaurare un abito è cosa diversa dal restaurare un quadro - spiega Simona Fulceri - si entra nella conservazione e nella valorizzazione, se ne stima la salute.

E per esporlo è fondamentale il rapporto col curatore della mostra, in questo caso la dottoressa Chiarelli  "e il lavoro sulle luci". Strepitosi alcuni pezzi degli anni Settanta, come quelli di Emilio Pucci o di Roberta di Camerino, e le esplosioni Pop Art delle bocche rosse sulle giacche di Chiara Boni quando firmava la linea You Tarzan Me Jane. "Non ci sono affinità solo cronologiche tra le sculture e i quadri e gli abiti ma principalmente d’emozione e di forme" racconta Caterina Chiarelli. Tra i pezzi indimenticabili oltre ad alcuni Capucci, Yamamoto, Schiaparelli e Valentino, l’ultima donazione al museo fiorentino e nazionale di Giorgio Armani con un abito scintillante da sera color avorio del 2011 e un tubino geometrico di Fourquèt del 1968.