Il profumo della scrittura, dieci autori raccontano

Patrizia Finucci Gallo cura un libro sul mestiere dello scrivere, un viaggio in tanti mondi e su come nasce il sentimento dell'olfatto

La copertina di 'Che profumo ha la scrittura'

La copertina di 'Che profumo ha la scrittura'

Milano, 28 marzo 2017 - Che profumo ha la scrittura? Cosa scatta nel cuore, nella testa e nel naso come nei ricordi e nella proiezione del futuro di scrittrici e scrittori? Quando si mettono davanti al computer o alla pagina bianca di un quaderno cosa sentono nell'aria? C'è chi come la saggista Mariateresa Venturo ha sempre intorno odore di Babette, la sua adorata cagnolina, che sta sempre vicina quando scrive, e “odora di batuffolo ispido mescolato all'erba del prato e alla coperta del divano”. Oppure per la drammaturga Irma Immacolata Palazzo che pensa al profumo d'estate e ad un'essenza che sa di patchiuli, mentre per Marina Di Guardo, scrittrice di noir e mamma di Chiara Ferragni, l'odore della scrittura per lei è quello di una grande città, profumi conturbanti e fetori di vario tipo “a ricordare che il mondo degli umani non è un mondo da favola ma infestato da devastante disumanità. Non a caso scrivo thriller...”. Non mancano i profumi dell'infanzia come quelli che popolano la fantasia di Lorenzo Bosi, scrittore di libri per ragazzi, che sogna il profumo di una cascata di montagna che si getta in un bosco di conifere ma anche di biscotti e cioccolato, “ottima merenda per chi ha l'età dei miei lettori”.

Storie di persone e di emozioni in essenza che popolano il libro di Patrizia Finucci Gallo, “Che profumo ha la tua scrittura”, edito da Nobile 1942 e presentato di recente a Milano nell'ambito di Esxence, il salone della profumeria di nicchia, che comprende i racconti personali di 10 autori che parlano di sé e del mestiere di scrivere, con riti e ritmi codificati e, anchem, profumati.

Profumo della scrittura
Profumo della scrittura

Una goccia di questo profumo di scrittura potrà farci ripensare alle pagine di Marguerite Duras che mentre scriveva sempre cucinava, a quelle di Simone de Beauvoir seduta silente al Cafè Flore tra le sue carte che odoravano di ciclostile e ribellione, alla frenesia sexy di Anais Nin impegnata nei match sul divano con Henry Miller.