Martedì 16 Aprile 2024

Migranti, è allarme accoglienza. "L'ondata di sbarchi non si ferma"

Il prefetto Mario Morcone: "Finora 135 mila arrivi, ne abbiamo pianificati 150 mila"

Migranti, gli sbarchi non si fermano (Ansa)

Migranti, gli sbarchi non si fermano (Ansa)

Roma, 22 luglio 2016 - QUATTROMILA sbarchi in due giorni in Sicilia, altre mille persone stanno per essere soccorse in otto operazioni diverse. Con l’estate l’ondata dei rifugiati si abbatte di nuovo sull’Italia? Il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento del ministero dell’interno per le libertà civili e l’immigrazione dal 30 giugno 2014, non tenta di minimizzare: «C’è sofferenza sui territori per l’accoglienza delle persone. È un momento di fatica, un momento complicato».

Gli arrivi sono aumentati o sono costanti? «No sono cresciuti solo dello 0,03% rispetto all’anno scorso. Insomma nulla».

Dall’inizio dell’anno quante persone sono arrivate in Italia? «Esattamente 84.052. Ma il problema non è questo. Il problema sono le persone che abbiamo in accoglienza. A quelle del 2015 si aggiungono gli arrivi di quest’anno».

Quanti sono in questo momento? «Sono 135.704, ma noi abbiamo fatto una pianificazione: ci siamo regolati per arrivare a 150 mila. È una proiezione di massima, si dovrà vedere nel concreto che cosa accade».

Centocinquantamila è una disponibilità di posti già acquisita? «No. Sono quelli che immaginiamo di poter mettere a disposizione. Certo c’è un po’ di sofferenza sui territori, soprattutto in Campania e in Lombardia».

E in Sicilia? «È sotto stress per gli sbarchi giornalieri più che per l’accoglienza. Penso al lavoro nei porti e ai volontari presenti negli scali marittimi».

Che cosa pensate di fare nelle prossime settimane? «Cerchiamo di andare avanti, di gestire questa assistenza con la collaborazione di tutti».

Secondo Medici Senza Frontiere nel 2016 i morti in mare sono raddoppiati, sono stati 2.920 contro i 1.870 dei primi sei mesi del 2015. Perché? «I migranti si avventurano nella traversata anche nei giorni nei quali il mare non è calmissimo. Senza contare il fatto che le imbarcazioni sono sempre più vetuste o fatiscenti, spesso sono gommoni assemblati in fretta. Invece di pescherecci che avevano un minimo di capacità di navigare ora sono pezzi di legno che galleggiano per un tempo limitato».

È ancora la Libia il paese di provenienza? «Certo».

In che percentuale? «Al 95 per cento».

Quindi non si è aperto un canale di profughi dall’Egitto. «C’è qualche barca. In tutto sono state 4 o 5 in tutto l’anno. È un rivolo sugli 84 mila».

Abbiamo avuto richieste specifiche da Tripoli? «No è una situazione magmatica, non si è ricomposta. Finché non c’è un governo stabile, un governo che secondo i nostri auspici riesca a rappresentare tutti…».

Perché «soffrono» di più la Lombardia e la Campania? «Credo che la Lombardia abbia accolto 17mila persone. In Campania sono meno, ma ci sono stati avvicendamenti decisi per garantire la trasparenza, per evitare che ci fossero in campo anche dei malfattori».

Prima molti valevano andare in Germania o in altri Paesi dell’Europa settentrionale. Adesso quella valvola di sfogo si è chiusa. «Ora non è più possibile. Noi li identifichiamo. Se riescono ad andarsene, Germania e Francia ce li rimandano. È una delle grandi questioni della politica europea. Per questo motivo crescono i numeri dell’accoglienza».

L’idea degli hotspot sulle navi? «Mi pare tramontata. Invece faremo altri punti di sbarco attrezzati come hotspot non solo in Sicilia, ma anche in Calabria e in Sardegna. Stiamo vedendo le disponibilità».

E la questione delle caserme abbandonate? «Stiamo mettendo a posto alcune strutture del demanio militare. Però sono lavori complicati e si deve seguire il codice degli appalti. Occorre tempo, anche un anno».