Mercatone Uno, tremano 80 dipendenti

E a Madignano questo suona molto male, perché il grande supermercato che ha sede da anni a Oriolo, località divisa tra i Comuni di Madignano e Castelleone, ha appena messo in cantiere una ristrutturazione completa del complesso che ha comportato la chiusura per alcune settimane e la riapertura nel mese di ottobre di Pier Giorgio Ruggeri

Mercatone Uno

Mercatone Uno

Madignano (Cremona), 25 gennaio 2015 - Ottanta persone con il fiato sospeso che comunque continuano a lavorare con la speranza che arrivino presto tempi migliori. Sono i dipendenti del Mercatone Uno di Madignano, raggiunti in questi giorni dalla notizia, non certo bella, che il gruppo naviga in cattiva acque e che se non arrivano soldi, le prospettive non sono delle migliori. In altri termini: o qualcuno compra e tira fuori denaro liquido o si rischia l’irreparabile. E a Madignano questo suona molto male, perché il grande supermercato che ha sede da anni a Oriolo, località divisa tra i Comuni di Madignano e Castelleone, ha appena messo in cantiere una ristrutturazione completa del complesso che ha comportato la chiusura per alcune settimane e la riapertura nel mese di ottobre.

Stroria non sempre facile, quella dei dipendenti dell’ipermercato cremasco che da anni ha cambiato le regole del lavoro. Dapprima la direzione aveva avuto un lungo contenzioso con il Comune di Madignano, che non voleva far aprire la domenica. Alla fine ha vinto il supermercato, mettendo sul piatto la possibilità di nuova occupazione locale. E così la domenica, sulla strada che da Crema va a Madignano, nel pomeriggio c’erano lunghe code di auto che si portavano verso il supermercato. Tuttavia, la società ha a libro paga 3500 dipendenti e in questi periodi la crisi ha morso parecchio. Offerte, prezzi stracciati, prestiti a tasso zero anche per cinque anni pur di invogliare all’acquisto. Qui a Madignano i dipendenti da tre anni sentono la crisi e vi partecipano. Hanno un contratto di solidarietà che ha permesso a tutti di conservare il posto di lavoro, a fronte di un accordo che prevede una riduzione di ore lavorate e anche di stipendio, valutabile intorno al 15%. Che è meglio di nulla. Ma alla fine dei tre anni, anziché vedere la luce, purtroppo regna il buio. La dirigenza ha chiamato i sindacati e ha detto che se non arrivano nuovi soci pronti a mettere soldi e investire o se non arriva qualcuno a comprare il gruppo, la fine potrebbe essere dietro l’angolo. E anche a Madignano tremano in 80.