Venerdì 19 Aprile 2024

SCHEDA Mafia e appalti: chi è Massimo Carminati

L'ex terrorista dei Nar ha ispirato a Giovanni De Cataldo il personaggio del Nero nel suo "Romanzo Criminale". Carminati ha un lungo curriculum criminale

Massimo Carminati (Ansa)

Massimo Carminati (Ansa)

Roma, 2 dicembre 2014 - E' Massimo Carminati l'uomo ritenuto organizzatore e vertice della presunta associazione di stampo mafioso scoperta dalla Procura di Roma, che oggi ha provveduto a decine di arresti e perquisizioni. L'ex terrorista dei Nar, che ha ispirato a Giovanni De Cataldo il personaggio del Nero nel suo "Romanzo Criminale", "sovrintende e coordina tutte le attività dell'associazione, impartisce direttive agli altri e fornisce loro schede dedicate per le comunicazioni riservate".

Per gli inquirenti, inoltre, Carminati "individua e recluta imprenditori ai quali fornisce protezione, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali che operano su Roma nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi segreti". Carminati ha un lungo curriculum criminale, è stato per anni l'anello di collegamento tra i terroristi di destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) e la Banda della Magliana ed è sempre uscito senza danni dai numerosi processi nei quali è rimasto coinvolto.

Nato nel 1958, ex militante del Fuan e in seguito di Avanguardia Nazionale, Carminati si unì ai Nar di Valerio Fioravanti assieme ai quali ha compiuto rapine a diverse banche. Il suo nome compare anche nelle indagini sulla strage di Bologna del 1980 in seguito al ritrovamento dell'arsenale della Banda all'interno del Ministero della Sanità, episodio per il quale è stato condannato a nove anni in primo grado e poi assolto. Il suo primo arresto risale al 1981, mentre cercava di espatriare in Svizzera insieme ad altri due "camerati" di Avanguardia Nazionale e il Nero viene chiamato in causa anche nell'omicidio di Fausto e Iaio, i due militanti di sinistra uccisi a Milano nel 1978 con 8 colpi di pistola, oltre a comparire anche nella vicenda dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, che secondo alcune testimonianze di pentiti fu ucciso proprio da Carminati su ordine della Banda della Magliana. Alla sbarra insieme ai componenti superstiti della più grande organizzazione criminale mai operante a Roma, Carminati venne condannato a dieci anni di reclusione in secondo grado nel 1998.

Poi sparì per molti anni, probabilmente nascondendosi in Giappone come molti altri esponenti dell'estrema destra italiana. L'uomo ha continuato tuttavia a far parlare di sé. Venne indagato per un furto al caveau della Banca di Roma interno al Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, a Roma, avvenuto il 17 luglio del 1999 e nel 2012 il suo nome comparve ancora nell'inchiesta sul calcioscommesse che fa emergere i legami di alcuni giocatori con la criminalità organizzata.