Giovedì 25 Aprile 2024

Marta Marzotto, una vita tra successi ed eccessi

Bella da subito, bella da vecchia con le rughe della faccia ben in vista e come un manifesto di una vita vissuta senza limiti

Marta Marzotto (Imagoeconomica)

Marta Marzotto (Imagoeconomica)

Milano, 29 luglio 2016 - Marta, sempre e solo Marta. Fortissimamente Marta. Emblema di libertà, nella testa e nel cuore. Donna di mondo, gran bella donna amante della bella vita e dei begli uomini, ma prima di tutto una madre che ha sempre seguito figli e nipoti, fino ai suoi ultimi giorni. Una pioniera su tanti fronti, primo su tutti quello della sua vita privata, eterno palcoscenico di mondanità ma anche di saldi valori.

Oggi che Marta Marzotto, la Contessa di un regno che si spegne con lei, non c'è più piace ricordarla soprattutto per questo, per il suo affetto infinito verso i suoi cari, i figli Paola, Annalisa (nata nel 1957 e scomparsa nel 1989 per fibrosi cistica), Vittorio, Diamante e Matteo, e i nipoti prima fra tutti “Bea” Borromeo ora principessa di Monaco che ha lanciato quasi per gioco nell'amatissimo mondo della moda come modella e poi l'ha protetta dai playboy fino a portarla all'altare nel Principato.

Un ciclone di donna, una entusiasta della vita, brillante come i suoi famosi gioielli, veri o falsi non importa, capace di resistere ad oltranza nelle serate mondane già ottantenne, tuffata nei famosi caftani colorati e eccessivi che solo lei sapeva trasformare in abiti da sogno. I più belli li aveva disegnati per lei Roberto Cavalli, tigrati o fioriti, eccelsi però solo addosso a Marta. Amica di tutti e di tutte, generosa come poche ma anche attenta a conservare il proprio status, precipitato dopo la morte di Renato Guttuso al quale per vent'anni è stata legata da un amore travolgente e assoluto, scandaloso eppure benedetto dal mondo forse per la simpatia che la figlia della mondina ha sempre suscitato in tutti quelli che l'hanno conosciuta.

 Bella da subito, e bella da vecchia, con le rughe della faccia ben in vista e come un manifesto di una vita vissuta senza limiti, dalla vita bon ton col conte Umberto Marzotto che rimase folgorato da lei che aveva appena 21 anni la sera del 4 luglio 1952, vedendola sfilare in costume da bagno al Lido di Venezia e la invitò subito sul Miami ormeggiato là davanti alle scorribande nel deserto sotto le tende di Gheddafi & family imbarcando su aerei privati di tutto e di più. Martissima, come il logo di improbabili collezioni tra pizzi e cristalli a pioggia, Marta da legare, Martaccia tua, Marta-in-gala, la Contessa, tanti i suoi soprannomi, sempre in prima fila, ubiqua a Milano come a Parigi al Ritz, le collane esagerate a forma di teschio, i bracciali con gli elefanti, “narcisista naturale” come la definiva Moravia.

Racconti di una vita al massimo, anzi “Le mie sette vite” come dice il sottotitolo del libro scritto a quattro mani con Laura Laurenzi e già alla seconda edizione, “Smeraldi a colazione” (Cairo editore), oltre 280 pagine da bere tra l'amore per Umberto, riservatissimo e tanto lontano nel carattere da lei, la storia con Guttuso incantatore di serpenti per la quale è stata Venere e Musa immortalata di cosce e fondoschiena tra cascate di monete d'oro e capelli biondi sui seni svettanti, le scappatelle con Lucio Magri avvinghiati sulla sabbia tutti nudi in epoca certo non tanto permissiva, i mille incontri coi protagonisti della Prima Repubblica di cui senza dubbio è stata la Regina dei palazzi e dei salotti. 

Marta Marzotto (Ansa)E ancora le serate col gineceo di Craxi, gli incontri con Pertini e Spadolini, amici che si chiamavano Quasimodo e Dario Bellezza, Moravia e Nilde Iotti.Nel libro autobiografia che ha in copertina una foto di Marta modella in guanti bianchi e in controcopertina un ritratto spiritoso in veletta di Roberto Granata, anche il racconto dei terribili giorni dopo la morte di Guttuso, l'ostracismo delle alte sfere Vaticane, la lettera mai recapitata, lo scoop di Adele Cambria sul “Giorno” sul figlio segreto del pittore ad un mese dalla scomparsa. L'incubo dei processi, la lapidazione dei media. “Sono stata vilipesa, sono stata fatta a pezzi, a brandelli. Aveva ragione Sciascia che mi aveva messo in guardia: con la finta conversione di Guttuso, fu lui ad usare questo termine, si sono unite due chiese, insieme ti sbraneranno”, si legge nel libro. Un linciaggio vero e proprio subito dalla Contessa sempre a testa alta, da cui si è subito riscattata con la voglia di vivere, di fare, di brigare, di esserci.

E allora via con le estati esagerate in Sardegna con le feste dell'Aga Khan, con l'amicizia con Flavio Briatore, con tutta la sua corte di signore, signorine, politici, stilisti, e poche amiche vere come Sandra Carraro, Marina Cicogna, Marina Pavoncelli, Ljuba Rosa Rizzoli, Giulia Maria Crespi, Inge Feltrinelli, Marta Brivio Sforza, Roberta Balsamo, Giuliana Cella, Vittoria Cappelli, Silvana Ratti, Diana Bracco, Maddalena Letta, Gabriella Scarpa, Eva Cavalli che lei chiamava sempre Evita. 

Marta Marzotto (LaPresse)Impossibile contenere la gioia di vivere di Marta Marzotto, vulcanica e dispersiva, un fiume in piena di ricordi quando la incontravi a qualche sfilata e ti mostrava l'ultima creazione in brillanti, tra successi ed eccessi. Sempre simpatica, affettuosa, nata plebea eppure principessa tutta la vita. Donna di stile? Non proprio, Marta aveva il “suo” stile. Unico, inconfondibile. Una donna generosa, spiritosa, ironica, “Marta con una mano dà e con l'altra prende”, la Contessa diceva spesso così, e lo ricorda oggi tra le lacrime lo scrittore e giornalista Gianluca Lo Vetro che ne rimpiange l'intelligenza e la bontà del cuore. Con lui tutti quelli che l'hanno conosciuta in tanti anni come chi scrive, conserveranno nel cuore il suo sorriso aperto e dolcissimo.