Giovedì 25 Aprile 2024

Note spese, Marino tenta di salvarsi: "Restituisco 20mila euro e resto"

Fascicolo in Procura su pranzi e cene. Pd in pressing per le dimissioni

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino (Lapresse)

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino (Lapresse)

Roma, 8 ottobre 2015 - Uno scandalo a valanga, quello delle spese sostenute dal sindaco, Ignazio Marino, con la carta di credito del Comune di Roma. Così bruciante da indurlo a fare ammenda. Anche per evitare, forse, guai peggiori con la Procura che ha aperto un’inchiesta sul tema. Pressato anche dal Pd, che ormai lo regge a stento, alla fine Marino ha deciso di restituire 20mila euro di spese "istituzionali" fatte con una carta del Comune che da domani restituirà al Campidoglio. "I romani hanno bisogno di parlare di Atac e di decoro urbano – ha spiegato ieri – non delle mie spese".

Un modo, certo, per chiudere la partita. Che, tuttavia, non si finisce affatto qui. Le incongruenze contenute in quelle ricevute restano. Così come le spilorcerie. Tipo quella che si trova nella nota del 19 ottobre 2013, dove il sindaco ha chiesto il rimborso di ben 8,63 euro per una colazione offerta a un sopravvissuto dell’Olocausto durante un viaggio con gli studenti a Cracovia. Quattro soldi che, "non ce se crede", tuonava ieri alla Camera Alessandro Di Battista dei 5 stelle. 

Ma più di tutto pesa l’accusa di aver mentito. Tipo la cena al ristorante "Taverna degli amici", pagata con la carta di credito 120 euro. Maurizio, il proprietario del locale, ricorda persino l’etichetta del bianco che ha servito a tavola, "una bottiglia da 55 euro, un Jermann Vintage Tunina". La nota allegata alla ricevuta dice che la cena è stata offerta ad un rappresentante della World health organization. Ma il ristoratore è sicurissimo di aver visto Marino con la moglie. Se lo ricorda persino il cuoco, Nazario. "Marino in questo ristorante era con la moglie che era venuta a prenotare nel pomeriggio". Tutte questioni su cui, al di là della decisione di Marino, la Procura vuole far luce. Alcune "bugie" del sindaco, d’altra parte, erano già agli atti prima del dietrofront. 

Come la smentita di Don Damiano Modena, commensale di Marino in ben due occasioni (una ad Alessandria e un’altra a Roma) che il presule ha smentito per scritto. O come la lettera, arrivata ieri, con cui la Comunità di Sant’Egidio ha smentito a sua volta di aver cenato con Marino il 26 ottobre 2013 da "Sapore di Mare". Tartare crude di pesce, carpacci, spaghetti all’aragosta. Piatti che i volontari che gestiscono le mense dei poveri non hanno mai visto nemmeno in sogno. A tavola, poi, sempre un JermannVintage Tunina (lo stesso della cena con la moglie), stavolta pagato 80 euro. Nello stesso ristorante Marino è tornato anche con un’associazione di volontariato, il 22 marzo 2014. Menu a base di pesce cotto e crudo e vino San Valentin da 70 euro a bottiglia. 

Il 2 ottobre 2014, per dire, a cena da "Archimede" con un amico senatore (dice lui), si sono mangiati una spigola da un chilo, due dessert e Sauvignon da 50 euro. Due bottiglie. Ma le spese 'bizzarre' di Marino non sono state solo queste. C’è anche la tintoria per il lavaggio dei capi indossati in occasione di visite di Stato e ufficiali (997 euro), l’acquisto di calici e pissidi per ricorrenze e celebrazioni religiose (2.200 euro), buffet-lunch con una federazione sportiva (7.143 euro).

Ma piange, invece, il piatto dei contributi ricevuti dai mecenati americani, durante i viaggi all’estero del sindaco. Gli sbandierati 13,5 milioni di euro, dichiarati da Marino a Piazza Pulita, non risultano nel "Rome Heritage found", destinato allo scopo, mentre ieri ha arrivata una nuova smentita: il 6 settembre 2013, Marino non ha cenato con l’ambasciatore vietnamita, ha avuto solo un incontro con lui. 

L’ennesima "bugia" che ha fatto infuriare il Nazareno, tanto che ora si pensa ad un commissariamento di Roma dopo la bocciatura del bilancio. Chiaro il deputato Pd Michele Anzaldi: "Roma merita questo stillicidio? E tutto questo quando danneggia i dem nazionali?". Marino, dalla sua, non molla: "Non darò modo di sovvertire il risultato delle urne, io vado avanti". Non per molto, ancora.