Mercoledì 24 Aprile 2024

La vita spericolata di Marianne Faithfull. Sesso droga e Rolling Stones

Faithfull icona della Swinging London: all’inferno e ritorno

Marianne Faithfull

Marianne Faithfull

Roma, 30 maggio 2016 - È stata una delle protagoniste più scatenate della Swinging London negli anni Sessanta e Settanta, una delle cantanti pop e rock più interessanti, fidanzata di Mick Jagger e icona portafortuna dei Rolling Stones (andrà a letto quasi con tutti), e anche una delle ragazze più belle della sua generazione, con due occhi azzurri che lasciano incantati. Di sé e di quegli anni ha detto con grande sincerità: "Volevamo tutto. Tanto sesso e tanta droga". È stata persino accusata di aver ammazzato Jim Morrison, ma si è difesa, e le hanno creduto, dicendo che era stato il suo fidanzato di allora, che era anche il suo (e di altri) spacciatore.

Marianne Faithfull sembrava avere un destino diverso, tranquillo. Nasce nel 1946 da una famiglia super borghese. Il padre è un maggiore dell’esercito inglese (servizi segreti, pare), poi insegnante di psicologia. La madre è addirittura una baronessa, discendente dei Sacher-Masoch, anche se negli anni Trenta ha fatto la ballerina a Berlino nel giro di Bertolt Brecht e Kurt Weill. All’inizio Marianne fa un po’ l’attrice (in un film di Godard), attività che ha sempre portato avanti, poi nel 1964 viene notata dal manager dei Rolling che rimane colpito dalla sua straordinaria bellezza. Si ricorda ancora il fatto che per convocarla e farla cantare hanno dovuto mandarle un telegramma perché i Faithfull non avevano il telefono.

Finisce che debutta come cantante che non ha ancora 18 anni e la sua prima canzone è scritta da Jagger e da Keith Richards. E’ già sposata, e nel 1965 ha un figlio (che le verrà tolto dopo un primo tentativo di suicidio), nel 1966 butta tutto all’aria per Mick Jagger, con il quale inizia una relazione molto chiacchierata. All’inizio abita a casa di Brian Jones e Anita Pallenberg e comincia a fumare marijuana. Prima di fare la ragazza fissa di Jagger va a letto con Keith Richards e Brian Jones. Alla domanda se li avesse davvero amati, ha risposto, disinvolta: «Ma allora faceva qualche differenza?".

Il passaggio dalla marijuana alla coca e all’eroina è abbastanza rapido. Lei stessa ha raccontato che quando non aveva uno spacciatore a portata di mano si rivolgeva a Eric Clapton, che stava nelle sue stesse condizioni. Sulla droga, che ha segnato buona parte della sua vita agli inizi, è stata molto sincera. Ha detto che chi la frequentava ancora nel 1972 cercava di terrorizzarla per farla smettere. E le raccontavano come erano morti Jim Morrison, Jimi Hendrix e Janis Joplin. Ma, ha ammesso, quando sei in quelle condizioni non ti importa di niente, se non della droga, non ti ammali nemmeno più. Nel 1971 il grande Jim Morrison viene trovato morto nella vasca da bagno del suo albergo a Parigi. Lei viene sospettata, ma spiegherà che è stato il suo fidanzato di allora, Jean De Bruteuil, a dare a Morrison una dose troppo forte. Lo stesso De Bruteuil morirà poi in quello stesso anno in Marocco per la stessa ragione.

Durante un’incursione della polizia a casa di Jagger per cercare droga c’è anche lei. Sembra (ma forse è una leggenda metropolitana) che i poliziotti trovino Jagger con la testa fra le gambe di Marianne: avevamo messo lì un pezzo di cioccolato, si giustificano. Lei si nasconde sotto un tappeto. Ma ovviamente viene individuata. E la disavventura diventa pubblica. E quello, racconterà anni dopo, è stato il momento più brutto. Se sei un uomo, un cantante, e prendi droga il pubblico lascia correre. Ma se sei una ragazza no. E così io, racconta, sono passata per la biondina un po’ stupida travolta dalla Swinging London, che faceva orge con i Rolling Stones e la giovane amante remissiva di Mick Jagger. Poco più di una groupie. Quelli, comunque, sono stati anni esaltanti, ma anche terribili. Viveva in una stanza di mattoni crudi a Soho, senza luce né acqua corrente, alla perenne ricerca di eroina ("Mi facevo anche 24 volte al giorno").

Di quegli anni ricorda, però, anche le feste straordinarie a casa di Dirk Bogarde, gli incontri con Dylan e Ginsberg, le trasferte a Tangeri con George Harrison, e i viaggi in Italia con Anita Pallenberg e l’amicizia con il pittore Mario Schifano. Insomma, viveva alla grande, come aveva sempre voluto: tanto sesso e tanta droga. E tanta bella gente interessante. Insieme però alla discesa nell’inferno della droga.

Poi arriva il riscatto. Qualche buon film (“Irina Palm”, che la riporta nell’atmosfera di Soho) e soprattutto: “Broken English”. Un disco molto punk e che tutti considerano ancora oggi il suo vero capolavoro. Molti erano contrari a quel disco, ma lei ha detto che, se non glielo avessero lasciato fare, avrebbe chiuso con le canzoni. Dopo ha fatto ancora altre incisioni, compreso un disco con moltissimi ospiti, in pratica tutti i cantanti sulla cresta dell’onda alla fine degli anni Settanta.

Ora, a settant’anni, canta ancora, la voce si è fatta solo più morbida e non è più aggressiva come agli inizi. Abita a Parigi con un nuovo compagno. E sostiene di vivere alla giornata, senza pensare a niente, senza orizzonti: ormai cerco solo di esorcizzare le paure, la morte, le malattie, spiega. Del frastuono della Swinging London, dei grandi party, dei grandi amori e della droga non è rimasto più nulla. Marianne è stata all’inferno, ma poi è riuscita a ritornare.