Marchionne: "L'Italia sembra incapace di reagire, ma abbiamo fiducia nel governo Renzi"

L'amministratore delegato di Fiat-Crysler al Meeting di Rimini. "Il premier ha un compito arduo, ma vada avanti. Dobbiamo smettere di aspettare il miracolo, il futuro dipende da noi"

Sergio Marchionne (Imagoeconomica)

Sergio Marchionne (Imagoeconomica)

Rimini, 30 agosto 2014 - L'Italia vive oggi "una recessione prolungata in condizioni che non sono più in grado di garantire un paese competitivo". Lo ha detto l'ad di Fiat Sergio Marchionne, intervenendo al Meeting Cl di Rimini, secondo cui però il nostro paese "non sembra capace di reagire". "Saranno almeno 10 anni che dico che abbiamo bisogno di riforme e trasformazioni strutturali" per recuperare "il livello competitivo del Paese", ha avvertito Marchionne. 
 
Per Fiat "guardare un Paese immobile e incapace di avviare un anche piccolo cambiamento è qualcosa di inconcepibile", ha spiegato l'a.d. aggiungendo di riporre "la massima fiducia nel governo, anche se fino ad ora chi ha guidato il Paese si è scontrato con un muro di gomma". "Il presidente Renzi - ha sottolineato -  ha di fronte un ruolo arduo e ingrato. Appare coraggioso e determinato a fare le riforme e io l'ho incoraggiato a proseguire l'intento riformatore senza curarsi degli attacchi". 
 
"Abbiamo passato vent'anni a far finta di fare riforme sociali. Non abbiamo neppure approfittato dell'adesione all'euro, con cui potevamo finanziare le riforme - ha proseguito sempre Marchionne -. Abbiamo solo alimentato una dialettica distruttiva che ha indebolito le istituzioni, così gli investitori non arrivano, i salari si erodono e il tenore di vita cala". "Quando dico noi, dico tutti. Destra e sinistra, e imprenditori", ha puntualizzato.
 
"Dobbiamo smettere di aspettare il miracolo, se le riforme fossero davvero varate saremmo i primi a salutarli con gioia ma noi non possiamo riporre tutte le speranza nell'attesa", ha proseguito l'amministratore delegato di Fiat-Crysler Sergio, sferzando poi i giovani di Cl. "A chi si è iscrittto alla scuola della rassegnazione dico che il futuro non dipende da nessun altro se non da noi. Non aspettate che ve lo dica qualcuno o che vi arrivi una direttiva sulla scrivania. Invece di combattere le inefficienze della democrazia, pensate a un modello nuovo, costruitevi un percorso ma iniziate oggi, iniziate subito, accettate la sfida dell'ignoto". 
 
E ancora: "Le speranze per il futuro dell'Italia sono in mano alla gente che fa e che decide di reagire, di impegnarsi e mettersi in gioco. Questa è l'esperienza della Fiat- ha sottolineato Marchionne- Decidendo la fusione con la Crysler ci siamo giocati tutto e io in particolare la mia carriera. Abbiamo deciso di assumerci il rischio facendo scelte coraggiose. Ribadiamo anche che non chiudiamo nessuno stabilimento in Italia". Ma la Fiat oggi per Marchionne "è solo uno degli esempi di quello che si può fare se ognuno di noi fa la propria parte: si può invertire la rotta, quando la voglia di impegnarci vince sulle scelte facili". "Non è per fare i presuntuosi", ha detto, ma "per dimostrare che anche in situazioni disperate, anche quando la concorrenza ti considera morto, ti puoi rialzare". Nel Paese serve una svolta, avverte più volte: "La realtà è che dobbiamo guardare avanti, che non possiamo più aspettare, il Paese sta prendendo una brutta impennata".
 
"Non sopporto più gente con gelati, barchette e cavolate. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di poter dire che siamo veramente bravi come gli altri perché lo siamo", ha detto ancora Marchionne rispondendo a margine del suo intervento in merito alla vicenda della copertina dell'Econimist che ritrae il premier Matteo Renzi con un cono gelato in mano ed anche all'ironica risposta del premier stesso di ieri nel cortile di Palazzo Chigi, quando si è fatto fotografare con un vero cono gelato in mano (FOTO). Marchionne ha premesso: "La gente che si impegna a fare le cose, di qualsiasi colore sia, la appoggio. Sono i benvenuti". "Non possiamo aspettare più. Il sistema ha bisogno di azione e bisogna muoversi - ha ammonito -. Ho preso la Fiat come esempio: non possiamo piùaspettare che vengano modificate le regole, che la gente ci segua, che troviamo accordi, che troviamo soluzioni per tutte le poltrone disponibili. A me non interessa un cavolo".
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