Giovedì 18 Aprile 2024

Maranello, rabbia e preoccupazione «Per noi le Rosse sono vita e lavoro»

MARANELLO (Modena) A MARANELLO, dove anche la notte è rossa (come da evento annuale) e il parroco fino a pochi anni fa suonava le campane ogni volta che la Ferrari tagliava il traguardo per prima, il dibattito sull’avvicendamento ai vertici del Cavallino si accende davanti al bancone del bar-pizzeria ‘Il segreto di Pulcinella’, sulla Giardini. «Io non me ne intendo molto, — premette Angela Gabriele, in grembiule d’ordinanza — ma da quello che ho sentito la preoccupazione maggiore è per la gestione sportiva: l’addio di Montezemolo e l’arrivo di Marchionne per qualcuno vuol dire tagli al personale». Un cliente che sorseggia una coca non si trattiene: «E sarebbe anche giusto, chi non sa lavorare in Ferrari deve cambiare mestiere...». La città, soprattutto in centro è un enorme parco a tema, perfino le siepi spartitraffico, verdi in tutto il mondo, qui sono roseti vermigli: di fronte alla fabbrica e in piena costruzione troneggia la nuova scuderia al posto della vecchia mensa degli operai (dove ogni Natale il Drake premiava i collaboratori). In via Dino Ferrari si affaccia l’Ipsia, l’istituto tecnico i cui studenti, almeno uno su quattro, finiscono nella fabbrica del cavallino, più in là ecco il Museo Ferrari, la cui area parcheggio è stata rifatta di recente con il contributo del Comune: un milione, di cui 600mila dall’Ue, a testimonianza che Maranello e Ferrari sono in simbiosi. POTENZIAMENTO dell’ufficio turistico, ampliamento del museo, piazzale elegante per accogliere meglio i visitatori, che hanno raggiunto quota 320mila nel 2013, lanciandolo nella top ten dei musei più visitati al mondo. «Ferrari americana? Non so, però Maranello senza la Ferrari sarebbe un disastro, diventeremmo poco più che un quartiere dormitorio — spiegano Giorgio Frigieri e Francesco Oliva, nel loro negozio di autoricambi —. Le persone che passano di qua vengono da tutta Italia e da tutto il mondo e noi riusciamo a lavorare anche grazie a loro». Le tute rosse — l’aristocrazia operaia del comprensorio, welfare generoso con nido per i figli, palestra e premi di risultato di almeno 5mila euro l’anno in più in busta paga cadauno — attraversano la città orgogliosi della loro divisa. Claudio Mattioli, negozio storico di gadgettistica del Cavallino, chiacchiera proprio sul tema con il suo collega imprenditore Paolo Zanichelli: «Io fondamentalmente dell’arrivo di Marchionne sono contento: Montezemolo è stato importantissimo, ma nelle aziende ogni tanto bisogna cambiare i vertici. Tagli al personale? Vedremo, ma non è detto...». INTANTO, aspettando il nuovo business plan, c’è chi gli affari grazie alla Ferrari li faceva, li fa e li farà in eterno: «Prima davo da mangiare soprattutto agli operai, — racconta il titolare del ristorante La Piazzetta Giancarlo Cuoghi — era un mare di tavoli rossi. Poi quando hanno introdotto la mensa il mio locale si è riempito di turisti: brasiliani, inglesi, tedeschi, tanti francesi. Per noi la Ferrari è vita e lavoro». Gianpaolo Annese