Martedì 16 Aprile 2024

Milano, cesareo d'urgenza per un'emorragia. Madre e gemelli morti in clinica

La donna si era sottoposta alla procreazione assistita. Aveva 36 anni

Ospedale

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Milano, 30 aprile 2016 - Una donna di 36 anni morta in ospedale insieme ai due gemelli di cui era incinta al quinto mese, uno staff medico e un paese della Valtellina sotto choc, un’inchiesta aperta dalla procura di Milano. È finita in tragedia nel giro di poche ore la gravidanza difficile ma molto desiderata da Claudia Bordoni, originaria di Grosio in provincia di Sondrio ma da anni residente a Milano. Claudia era in cura all’ospedale San Raffaele, dove si era sottoposta alla procreazione medicalmente assistita, ma è morta, giovedì pomeriggio, alla clinica Mangiagalli di Milano.

Negli ultimi giorni aveva avuto dei malesseri. Era stata ricoverata al San Raffaele e dimessa il 20 aprile; ci era tornata il 25 e dall’ospedale privato fanno sapere che era stata visitata ed era stata mandata a casa con una terapia. Due giorni dopo, mercoledì a mezzanotte, Claudia si è presentata alla Mangiagalli, la clinica di ostetricia e ginecologia del pubblico Policlinico che dispone anche di una terapia intensiva neonatale, con una minaccia di parto prematuro. Troppo presto, alla 24esima settimana.

Le sue condizioni, però, sarebbero precipitate solo la mattina dopo, a causa di un’emorragia interna. I medici l’hanno portata in sala operatoria per cercare di salvare i bambini praticandole un cesareo d’urgenza, ma i gemelli sono nati morti, ed è morta anche lei. Una "tragica fatalità" secondo il Policlinico, che aveva subito avviato un’inchiesta interna e si preparava a farle l’autopsia. Era fissata ieri mattina, ma è arrivata prima la Procura a sequestrare la cartella clinica: attivata da un esposto dei familiari di Claudia, che vogliono veder chiaro sulla sua morte e su quella dei bambini.

Il policlinico ha espresso "vicinanza alla famiglia e anche ai medici il cui operato è sempre stato corretto". La direttrice generale Simona Giroldi non commenta il fatto – c’è un’inchiesta in corso – ma sottolinea che «gli operatori sanitari sono molto scossi, colpiti da vicino» da quella che, qualunque sia l’esito degli accertamenti, rimane una tragedia. Che ha sconvolto anche il borgo valtellinese di Grosio, al quale Claudia era sempre rimasta legata. Nipote degli industriali della bresaola, suo padre ha una macelleria molto nota in paese. La notizia della sua morte è rimbalzata di bocca in bocca nei locali di Grosio, tra i compaesani sconvolti e increduli. Divisi tra il dolore, la rabbia e la necessità di capire cosa sia successo. "Non riusciamo ancora a crederci – dicono nei locali di Grosio –. Vogliamo sapere il perché. Crediamo che la famiglia abbia diritto di conoscere fino in fondo le motivazioni di questa tragedia. Come è possibile siano morti tutti e tre". E come sia successo a una persona curata in due ospedali che sono "di fatto fra le eccellenze del Nord Italia, per tutti indice di affidabilità. Non in una clinica qualunque".».