Giovedì 25 Aprile 2024

Winnie The Pooh compie 90 anni, auguri all'orsetto sciocco e un po' goloso

Il pupazzo-eroe amatissimo dai bambini è più attuale che mai

Winnie the Pooh

Winnie the Pooh

Roma, 13 ottobre 2016 - PEPPA Pig, roditi il fegato. Ne hai di strada da fare, prima di raggiungere la longevità di Winnie The Pooh nell’immaginario dei bambini di tutto il mondo. L’orsetto ideato da Alan Alexander Milne, scrittore inglese di gialli e sceneggiatore per la radio e il cinema, e reso famoso dalla Disney, compie 90 anni tondi. E resta tra i personaggi più conosciuti e redditizi della letteratura per infanzia.

Novant’anni di scorribande nel Bosco dei cento acri e scorpacciate di miele per questo orsetto color senape che vive in una casetta ricavata in una grande quercia, e ha come amici Ih-Oh l’asinello, Pimpi il maialino, Tigro la tigre saltellante, la mamma-canguro Kanga e il suo piccolo Ro, tra gli altri. Tutti pupazzi di pezza del piccolo Christopher Robin, a cui il papà Milne diede vita grazie ai libri illustrati: i pelouche originali sono ancora conservati a New York.

MA TUTTA la saga ha dei riferimenti precisi nella realtà. Il nome del protagonista deriva da un orso realmente esistito. Per la precisione un orso femmina, portata allo zoo di Londra da un veterinario canadese che, durante la Prima guerra mondiale, l’aveva salvata e ribattezzata Winnie, da Winnipeg, sua città natale. Anni dopo, proprio allo zoo, avvenne l’incontro con Christopher Robin e il padre: il bambino fu così entusiasta da cambiare nome al proprio orsacchiotto di pezza, che si chiamava Edward. Il resto, come si dice in questi casi, è storia. I racconti furono pubblicati a puntate sul “London Evening News”, poi il successo li portò alla radio e poi nel primo libro illustrato per bambini, “Winnie the Puh”, uscito il 14 ottobre 1926, che ebbe un grandissimo successo di pubblico e di critica. Seguirono altre due raccolte, tutte con i disegni di Ernest Shepard, che frequentò la casa di Milne per prendere i riferimenti grafici corretti. Alla morte del creatore, i diritti sui personaggi vennero venduti e finirono in mano alla Disney nel 1961. Un passaggio che portò la fama di Winnie oltreoceano: tra cartoni animati (il film è del ’77), libri, fumetti, merchandising , l’orsetto si è rivelato una vera macchina da soldi e ancora oggi gode di grande popolarità.

FRUTTO , forse, di quella naturale gentilezza e ingenuità insita nel personaggio. Che gli ha fruttato le interpretazioni (e le antipatie) più disparate. C’è chi lo vede come un Candido voltairiano, che ha una fiducia incrollabile nel progresso, contrapposto all’asinello esistenzialista (non si è ancora capito il ruolo di Tigro, però...), chi, per fare il burlone, ha accostato a ogni personaggio una droga (il povero Christopher Robin assumerebbe allucinogeni, per questo vede i suoi pupazzi prendere vita...) o una malattia. Quest’ultima ricerca avrebbe pure pretese scientifiche. È frutto, infatti, di uno studio (!) della Canadian Medical Association, che nel 2000 ha diagnosticato disturbi mentali ai personaggi principali di Winnie the Pooh. Scopriamo che, dietro la garrula apparenza dell’amico orsetto, si nasconderebbe un bulimico, che si ingozza di miele per nascondere la sua bassa autostima. Ancora: lo scalmanato Tigro sarebbe un felino iperattivo e con deficit di attenzione; la madre single Kanga sarebbe ossessionata dal controllo sul suo piccolo Ro; il maialino Pimpi soffrirebbe di disturbo di ansia generalizzato. Come dire: dentro al Bosco dei cento acri rischiamo di finirci un po’ tutti, prima o poi.

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