Martedì 16 Aprile 2024

Nello Xinjang, la nuova Via della Seta

Nel nord- ovest della Cina, fra steppe, laghi e deserti, nodo cruciale per l'economia del futuro

Lo Xinjang

Lo Xinjang

La steppa si estende a perdita d’occhio, punteggiata dal bianco delle yurte, le tende dei pastori nomadi, affiancate dalle pale eoliche. E prima di dire che queste ultime sono fuori luogo guardatele: lo potete fare per chilometri e chilometri e sono bellissimi mulini a vento che armonicamente si integrano fra deserto e brughiera. Un contrasto fra il presente che guarda al futuro e l’immota bellezza di un deserto senza tempo. Siamo in Cina, nello Xinjiang, la nuova Via della Seta destinata a congiungere, come un tempo, l’Asia all’ Europa. Base per la scoperta di questa vastissima zona è la città di Urumqi, nota per il pittoresco mercato coperto dove l’Asia si mescola alla Cina. Si trova di tutto, dalle pellicce alle lenti di ingrandimento che si illuminano! iSi lascia la città per andare a Turpan, e tra deserto e pale eoliche mai ci si aspetterebbe di arrivare a meravigliosi vigneti, anzi il grappolo dell’uva è il simbolo dominante di tutta la città. Si può pranzare sotto pergolati di uva e si penserebbe a fiumi di vino, ma qui sono musulmani e l’uva viene fatta appassire e venduta nei mercati. Ed è buonissima, grande e dolce. Alle porte di Turpan ci sono le Montagne Fiammeggianti: è la catena montuosa dello Tien Shan lunga 98 km. e alta sui 500 metri. Deve il suo nome all’arenaria rossa che forma una sorta di disegni di fiamme, e qui i cinesi hanno saputo trasformare una meraviglia della natura in un’attrazione turistica. Le montagne diventano rosse al calar del sole e basterebbe fermarsi lungo la strada per ammirarle. Ma ci hanno fatto un interessante parco intorno, con tanto di gigantesco termometro a forma di stele che misura la temperatura al suolo, che certe volte supera i 50 gradi, e le guide vi fanno vedere che sulle rocce si può cuocere un uovo al tegamino. La cosa intelligente è che le strutture turistiche, dal percorso esplicativo coi negozi al parcheggio, è interrato, quindi il panorama non viene deturpato. Ma in fatto di montagne non è finita. Nella contea di Burqin un’attrazione incredibile è quella delle Montagne colorate, una sorta di colline rocciose che digradano verso il fiume Irtysh e che grazie alla loro conformazione e ai minerali contenuti al tramonto si accedono di incredibili colori. Il percorso è lungo e ci sono postazioni, passaggi, torri per godersi al meglio lo spettacolo, che i turisti (cinesi e non) mostrano di gradire un bel po’ perché il luogo è sempre affollato. Dalle montagne al passato remoto. Un’ attrazione molto importante è Jaohe, un sito archeologico, patrimonio Unesco, che risale a 2000 anni fa e che fu abbandonato nel secolo quattordicesimo. Era alla confluenza di due fiumi, quindi un territorio molto fertile, e ricopriva un’area di ben 376 mq. su un pianoro: dalle ricostruzioni che si possono ammirare se ne comprende l’importanza. Percorrerne le strade di argilla dà una strana sensazione, è tutto bianco, sembra calcificato (sono in atto restauri continui) e ci si può letteralmente perdere tra quelle vie antichissime e quegli indecifrabili edifici che sono resti di templi buddhisti e zoroastriani. Questo territorio sconfinato riserva tante sorprese. Anche panorami alpini. Un areo, poche ore di volo e benvenuti ad Altay, famosa per il grande parco naturale, una zona di fiumi e laghi, paesaggi alpini (davvero!) fra i quali spicca il lago Kanas a 1.374 metri. Sinuoso e lungo 25 km, di un azzurro abbagliante in ogni stagione per i minerai che contiene, sarebbe la culla di un mostro di acqua dolce, una sorta di Nessie cinese la cui storia piace molto ai turisti che affollano i battelli che solcano il lago. E a un certo punto il capitano fa oscillare l’imbarcazione proprio per dare l’impressione che il mostro si stia muovendo…Ma oltre che solcare il lago in battello, la gita bisogna godersela tutta. Per i più pigri ci sono i bus che portano all’imbarcadero, ma c’è anche una bellissima passeggiata per arrivare a una grande pagoda dalla strana forma di elmo, che si deve “conquistare“ percorrendo un cammino di 1.068 gradini. La salita non è impervia e ogni angolo ci fa gettare uno scorcio sul lago e sul panorama circostante. Svizzero. O alpino. Con boschi e piccole vette innevate anche in autunno. Eppure la Cina è anche questo, laghi e paesaggi brulli, cimiteri musulmani, tende di nomadi, pastori a cavallo e mandrie di mucche. E aree di sosta attrezzatissime per un turismo per lo più cinese che comincia ora a scoprire questi angoli del Paese. Quando si torna verso Urumqi per prendere l’aereo per Shanghai e rientrare in Italia, si salutano le steppe punteggiate da yurte di pelle bianca, mai lasciate dagli abitanti per le moderne casette che il governo cinese ha costruito per loro e che restano inutilizzate. D’altronde si incontrano villaggi come quello dei Tuwa, i cui abitanti dicono di discendere da Gengis Khan, figurarsi se si fanno rinchiudere in un condominio. E pensare che qualche ora di aereo e si è a Shanghai… un altro mondo, un’altra storia. Un’altra Cina www.turismocinese.it La Nuova via della Seta E’ la regione più occidentale della Repubblica popolare cinese, ricca di giacimenti petroliferi, che occupa il 17 per cento del territorio ma dove vivono solo il 2 per cento degli abitanti della Cina. E’ lo Xinjiang. Andate a cercarlo sulla carta geografica della Cina, a nord ovest. Vedrete che confina con Mongolia, Russia, Kazakistan, Kyrgyzstan, ma anche con Afhganistan, Pakistan e India. E questo già la dice lunga sul mix di popoli che ci abitano. Sono per circa la metà uiguri, musulmani, e nell’ abbigliamento e nei tratti somatici sono più simili ai mongoli che ai cinesi. Anche se soprattutto a Urumqi vi sono molti cinesi di etnia Han, arrivati negli anni ’90 con incentivi del governo. Qui non si parla mandarino ma iuguro, di derivazione turca. E’ un territorio che sa di Mongolia ma qui ritrovo anche molto di uzbeko, dalle architetture che ricordano Tashkent all’abbigliamento delle donne, perfino nel buonissimo pane grande e rotondo che si vende per strada. E’ un territorio destinato a diventare uno snodo cruciale nella Nuova Via della Seta, progetto che si è concretizzato nel 2015 con il nome di One Belt One Road (OBOR). L’idea è promuovere un percorso d’industrializzazione euroasiatica attraverso la rivalutazione delle vie terrestri per raggiungere l’Europa, la Silk Road Economic Belt (SREB), e delle vie oceaniche, la Maritime Silk Road (MSR). Si stima coinvolgerà circa 4,4 miliardi di persone e più di sessanta Paesi nella costruzione di gasdotti, oleodotti, reti ferroviarie, ponti, autostrade reti elettriche, ecc. Un progetto che coinvolge praticamente tutta l’Asia e l’Europa. E anche l’Italia, come ha detto chiaramente il presidente Sergio Mattarella durante la sua recente visita in Cina, dove ha parlato a lungo di questo con il presidente cinese Xi Jinping. Sentiremo dunque parlare a lungo dello Xinjiang, di questa terra magica che evoca leggende, abitata da popoli fieri che hanno la dura scorza dei deserti e la dolcezza dell’uva che matura al sole nelle caldi estati.

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