Giovedì 18 Aprile 2024

Une Vie, l'outsider che può far saltare il banco a Venezia

Il film di Stephane Brizé guadagna consensi alla Mostra del Cinema

Una scena del film 'Une vie' (Ansa)

Una scena del film 'Une vie' (Ansa)

Venezia, 8 settembre 2016 - Balzato in zona podio nelle preferenze dei critici, anche se doveva passare ancora il documentario di Terrence Malick e La La Land non accenna a scendere dalla vetta, il film Une Vie di Stéphane Brizé è stato apprezzato senza riserve e siamo in attesa di capire che cosa ne farà la giuria di Sam Mendes. La sua perfezione formale, la recitazione degli attori – su tutti una splendida Judith Chemla -e la trasposizione fedele dal romanzo di Guy de Maupassant, uno dei più feroci e profondi indagatori dell’animo umano, nei suoi aspetti più abietti, lo rendono di colpo una delle opere più accreditate nella corsa al Leone d’Oro.  Meno appariscente di altri, una sorta di outsider, se consideriamo le chiacchiere spese sul film, quatto quatto si sta guadagnando l’attenzione che merita.

LA TRAMA - Siamo in un castello della Normandia nel 1819. Qui Jeanne, creatura angelica e pura, fa ritorno dopo un periodo in convento. In età da marito, corona il suo sogno sposando Julien de Lamare, un visconte che pare metterà a frutto una promettente rendita. Non solo non andrà così, ma tutti i sogni di Jeanne, mai di fatto emancipatasi dall’infanzia e dalle sue fantasie, saranno destinati a sgretolarsi. Creando nel cuore di questa piccola donna una grandissima delusione e pena, per se stessa e per il mondo amaro e crudele che le tocca abitare, in parte da lei stessa determinato, e dalle sue scelte sbagliate. Perché Brizé è bravo? Perché sa mettere in scena il candore dell’animo di una donna rimasta piccola, bramosa di risposte e affetto, ma incapace di riconoscere i volti delle persone dalle quali può legittimamente ottenerlo, così come rifiutare i tanti miserabili sul suo cammino. Julien è un miserabile sul suo cammino. Lo spettatore lo intuisce quasi subito, Jeanne fino alla fine, ostinatamente, vorrà credere in una bontà originaria che in realtà non esiste. La grande immutabile e amara commedia umana va in scena, in questo piccolo ritratto di donna in un interno. Magnificamente ridipinto per il cinema dal bravo Brizé.