Mercoledì 24 Aprile 2024

Colpo Grosso, 30 anni fa. E la tv scoprì il topless

Il popolarissimo programma ha segnato i costumi della nostra società. Il conduttore storico: «Dicevano che eravamo volgari, oggi nei tg si vede di peggio»

Umberto Smaila e le ragazze di Colpo Grosso (Lapresse)

Umberto Smaila e le ragazze di Colpo Grosso (Lapresse)

Milano, 6 febbraio 2017 - UMBERTO Smaila è appena tornato da Los Angeles, dove ha completato la colonna sonora del film ‘Italian Business’ di Silvio Amato che vedrà tra i protagonisti, oltre a suo figlio Rudy, Pippo Franco, Francesco Mattioli, Emilio Fede e Fabrizio Corona.

«È l’ultima cosa che Fabrizio ha fatto prima di essere arrestato. A marzo uscirà anche ‘2017 Odissea nell’Ospizio’, in cui avverrà la reunion dei Gatti di Vicolo Miracoli. Non ho mai lavorato tanto, faccio 200 serate all’anno e almeno tre colonne sonore. Non ripenso al passato con nostalgia o melanconia, non sono seduto su una sdraio col plaid a contemplare la gloria trascorsa».

Dal 1987 al 1991 lei ha condotto ‘Colpo Grosso’, di cui ci ricordiamo ancora oggi. Quali i motivi di un simile successo?

«Era un programma nazionalpopolare, digeribile per tutti. Lo guardavano i nipoti, la mamma, il nonno, e poi l’unica alternativa era il ‘Maurizio Costanzo Show’. Una volta, con la Nazionale Attori e Cantanti, stavamo giocando contro i frati di Adria, che correvano come matti. A fine partita mi si avvicina il priore e mi fa: ‘Da quando non ci sei tu, non guardo più Colpo Grosso’. Ricevevo le lettere dalle bambine con i disegni delle ragazze Cin Cin. In una classifica dei dieci programmi più importanti degli anni ’90 noi eravamo al decimo posto. Conservo gli articoli di elogio di Beniamino Placido e Oreste del Buono. Ci hanno accusato di essere stati volgari, ma a me una donna nuda non sembra volgare. Oggi ai tg all’ora di pranzo si vedono i morti ammazzati mentre mangi pasta e fagioli. Credo sia molto peggio. La sinistra ha sempre indicato i Paesi scandinavi come esempio di Nazioni progredite. Io, quando sono andato a Copenhagen, sono entrato in un cinema di prima visione, davano ‘Gola Profonda’ e in platea c’erano coppie di mogli e mariti. Perché quello dovrebbe essere una mentalità progressista e ‘Colpo Grosso’ invece volgare?».

‘Colpo Grosso’ ebbe anche ammiratori insospettabili...

«Durante la sua visita a Roma, Gorbaciov vide in tv il programma, chiamò quelli della sua delegazione per seguirlo tutti insieme, ogni sera. E poi chiesero le cassette da portarsi in Russia. Un’altra volta venne una troupe del ‘Saturday Night Live’ a realizzare un servizio. Quando lo mandarono in onda, Reagan fece un discorso al Congresso citandolo come esempio negativo che corrompeva i costumi americani. Io non ne sapevo niente, ma un giorno nei corridoi di Mediaset incontrai Mike Bongiorno che mi disse: ‘Hai fatto arrabbiare Reagan, cosa hai combinato?»

Altri aneddoti?

«Gheddafi minacciò di lanciare missili su Lampedusa perché i libici di notte orientavano le antenne verso l’Italia per captare ‘Colpo Grosso’, e lo stesso facevano gli albanesi ai tempi di Enver Hoxha. Me lo disse personalmente il nuovo presidente dell’Albania».

Come era l’Italia di quegli anni? Era meglio di quella di oggi?

«Lo chiede a uno che allora aveva 40 anni e oggi ne ha 66. Era un’Italia che aveva meno problemi, la cosiddetta Italia da bere. La sinistra la giudica un’Italia superficiale, ma se si conserva un giudizio equilibrato non si può non riconoscere che si stava meglio. A me di sicuro non dispiaceva. Vivevo a Milano, nascevano le tv commerciali, c’era molto da lavorare, ci divertivamo, avevamo le menti più sgombre».

Come mai Mihajlovic le dedicò un gol?

«Tra il 1991 e il 2010 d’estate avevo lo Smaila’s in Costa Smeralda, dove naturalmente venivano molti calciatori. Una volta venne Mihajlovic e siccome io, essendo originario di Fiume, parlo un po’ di serbo-croato, cominciammo a chiacchierare in quella lingua e diventammo amici. Una sera presi il microfono e ne dissi tutto il bene possibile, che era l’unico calciatore per cui tirare una punizione era come tirare un rigore. Allora lui, con quel suo inconfondibile accento slavo, mi disse: ‘Umberto, il prossimo gol lo dedico a te’. E così accadde. Per fortuna non fu in una partita contro il Milan».

Com’erano i rapporti con le ragazze di ‘Colpo Grosso’? Avanti, sia sincero.

«Non c’era proprio il tempo di aver quasi nessun rapporto. Si registravano 4 o 5 puntate al giorno, da un’ora ciascuna. Era una catena di montaggio, perdoni il gioco di parole. Le inglesi erano scorbutiche, le olandesi invece molto simpatiche, e anche di un certa cultura. Finito ‘Colpo Grosso’ scappavo agli studi di Cologno per registrare ‘C’est la vie’, un programma che andava di pomeriggio su Canale 5. Al pomeriggio ero per le massaie, alla sera per gli amanti delle belle donne, ero il diavolo e l’acqua santa».

Guadagnava molto?

«Avrei potuto guadagnare molto di più. Cosa guadagnerebbero oggi Mazzola o Rivera? Ho fatto 800 puntate di ‘Colpo Grosso’, comunque non potevo lamentarmi. Lo standard di vita era molto alto, avevo una bella casa, una Mercedes. Quando ‘Colpo Grosso’ è finito sono passato da 200 puntate all’anno a zero. Sono andato dal concessionario in Mercedes e sono tornato su una Toyota».

Perché ‘Colpo Grosso’ finì?

«Era finito sulla carreggiata sbagliata. Per il mercato internazionale decisero di dare un taglio patinato con modelli e modelle. La trasmissione morì di morte naturale».

In un’intervista ho letto che lei ama Proust...

«Come dice? Le fruste?»

«Proust! Marcel Proust. E anche Céline».

«Scherzavo... È vero, la Recherche è una delle mie letture preferite, e anche Céline, ‘Morte a credito’ e ‘Viaggio al termine della notte’. Céline è un personaggio straordinario, così controverso per il suo antisemitismo, ma anche così geniale nell’uso della lingua. Aggiungo ‘Storia della mia vita’ di Giacomo Casanova».

Oddio, lei li ha letti veramente! E adesso cosa diciamo a quelli che la considerano solo un intrattenitore di bassa lega, anche un po’ volgare, grossolano e rozzo?

«Gli dica che ho appena finito di ascoltare tutte le opere dirette da Muti, e che amo Puccini. Voi non sapete chi è veramente Umberto Smaila».  

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