Un anno di silenzio, ma alla fine la Chiesa benedice 'The Young Pope'

L'Osservatore romano: "La serie tv di Sorrentino è un importante fenomeno culturale"

Jude Law in 'The Young Pope' (Ansa)

Jude Law in 'The Young Pope' (Ansa)

Città del Vaticano, 5 ottobre 2017 - Scusate il ritardo. Potrebbe chiamarsi così, alla Troisi, lo speciale di due pagine che L’Osservatore Romano ha dedicato domenica alla serie tv di Paolo Sorrentino “The Young Pope”, che mostra Jude Law come un anomalo, inquieto papa senza pace. Il giornale del Vaticano rompe un silenzio durato un anno. La messa in onda della serie era iniziata l’ottobre 2016, dopo la presentazione dei primi due episodi alla Mostra del cinema di Venezia. E altri media cattolici come Famiglia Cristiana stroncarono la serie.

Maurizio Turrioni aveva infatti scritto: "Sorrentino esagera con le maschere, sconfinando nella macchietta. Il suo lavoro non convince, non tanto perché tocchi il Vaticano e la Chiesa, quanto per le contraddizioni e la banalità". Il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, in un’intervista radiofonica ha detto di aver scelto di non entrare nel dibattito mentre la serie era in onda. "Volevano una benedizione o una scomunica: io non volevo giocare il loro gioco", ha detto. "Ma siamo intervenuti adesso, perché si tratta di un importante fenomeno culturale".

E che cosa dice, ora, L’Osservatore Romano? È un sì o un no per Sorrentino? È un sì. Lo speciale pubblicato domenica scorsa si compone di due pagine. L’articolo principale è firmato dallo scrittore e opinionista spagnolo Juan Manuel de Prada, e s’intitola “Quando il Papa è immaginario”. Scrive de Prada: "Sorrentino è uno degli artisti più rappresentativi della nostra epoca, e uno dei più brillanti ritrattisti della sua irreparabile decrepitezza". Prosegue: "La serie è stata immancabilmente tacciata d’irriverenza e di blasfemia in ambienti cattolici. E indubbiamente, sotto certi aspetti, lo è; ma in modo paradossale. Nonostante il suo trattamento frivolo dei dogmi della fede cattolica e il suo sguardo caustico sulla curia vaticana non siano esenti da perfidie, non si può negare che in Sorrentino tale atteggiamento conviva con un’arrendevole ammirazione per la Chiesa". Tradotto: Sorrentino ammira la Chiesa, non la attacca. E conclude de Prada: "Volendo prenderla sullo scherzo, Sorrentino non può evitare di prendere la Chiesa molto sul serio".

Il quotidiano del Vaticano ripubblica anche la recensione della sceneggiatura della serie, ad opera di Lucetta Scaraffia, storica e coordinatrice di “Donna Chiesa Mondo”, mensile femminile dello stesso Osservatore Romano. Scrive Scaraffia: "La sceneggiatura rende chiara la ragione profonda della serie: essere in paradossale equilibrio fra l’aspra critica e la speranza. Critica della Chiesa esistente, ma in qualche modo ancora speranza che da lì possa venire qualcosa di buono". 

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