Venerdì 19 Aprile 2024

Brigantino Italia, naufraghi per amore sull'isola perduta

Il 3 ottobre 1892 si incagliò sulle scogliere di Tristan da Cunha. Tre mesi dopo l’equipaggio fu salvato da una nave ma due marinai decisero di restare

Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, una stampa sul naufragio e l’isola Tristan da Cunha

Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, una stampa sul naufragio e l’isola Tristan da Cunha

Roma, 30 gennaio 2017 - Naufraghi per amore in una delle isole più remote e inaccessibili del mondo. È la storia di due marinai di Camogli che, il 3 ottobre del 1892, trovarono riparo insieme a tutto l’equipaggio del brigantino Italia’ (tanti liguri e altri marinai da Grottammare, provincia di Ascoli) sull’isola di Tristan da Cunha, uno schizzo di terra in mezzo al tempestoso Oceano Atlantico, a 2.431 Km da Città del Capo. Partito dalla Scozia per portare carbon fossile in Sud Africa, nella stiva del brigantino scoppiò un grosso incendio. Per salvare l’equipaggio, il capitano Rolando Perasso fece rotta verso Tristan e fece incagliare la nave sulle scogliere dell’isola.

QUANDO, più di tre mesi dopo il naufragio, arrivò una nave a recuperare i marinai dell’Italia, Gaetano Lavarello, Andrea Repetto, più il marchigiano Nazzareno Marcianesi (che restò solo due anni) a differenza degli altri, decisero di non tornare. Così, oggi, un quarto della popolazione di quell’isola remota porta i loro due cognomi (i cognomi su Tristan sono solo otto), e l’ospedale si chiama «Camogli Hospital» in onore della cittadina ligure.

UN MONDO ai confini del mondo, quello di Tristan da Cunha, appartenente al territorio britannico d’Oltremare di Sant’Elena ma regolato, al tempo del naufragio come adesso, da leggi speciali. Abitato da piccoli gruppi di naufraghi che, secoli dopo secoli, hanno scelto di non tornare, questo avamposto della civiltà ha un’organizzazione quasi utopica, basata sul progetto The firm , sottoscritto dagli abitanti nel 1817.

La terra è posseduta a livello comunitario e le ricchezze spartite in modo uguale fra tutti. I reati non esistono e, come è facile immaginare per un paese di 262 anime, a una settimana di nave (oggi) dalla costa più vicina, non è necessario chiudere le porte di casa. Aspetti che affascinarono i due marinai liguri, anche se l’ago della bilancia della scelta fu l’amore con due isolane, Frances Green e Jane Glass.

Negli oltre tre mesi trascorsi a Tristan da Cuhna in attesa dei soccorsi, tutti i naufraghi lavorarono per ripagare gli abitanti locali dell’ospitalità. Gaetano e Andrea, in particolare, si dettero da fare come carpentieri, costruendo recinti per gli animali e strutture migliori per i residenti.

IL FASCIAME del brigantino fu utilizzato per creare dei camminamenti e la qualità della vita di questa minuscola comunità fece grandi passi avanti. Fra i componenti dell’equipaggio e gli isolani nacquero così amicizie profonde e grandi amori. Alla fine, i due liguri decisero che l’amore trovato a Tristan era quello vero. Raccontarono ai colleghi di aver fatto un voto alla Madonna del Boschetto, patrona di Camogli, al momento del naufragio: se si fossero salvati, sarebbero rimasti lì.

MA il vero motivo della loro decisione pare fosse ben noto agli amici. «Nonostante le mie ingiunzioni ed esortazioni di rimpatriare preferiscono rimanere nell’isola» annotò seccato il capitano Rolando Perasso nel suo diario e si rassegnò a lasciarli là, salpando a bordo della goletta Wild Rose, che si era offerta di portare i naufraghi a Città del Capo. Da allora, era il 24 gennaio del 1893, i due sono rimasti a Tristan fino alla morte, arrivata nel 1911 per Andrea Repetto e nel 1952 per Gaetano Lavarello. Hanno contribuito allo sviluppo della comunità grazie alle capacità di grandi lavoratori e abili marinai, e incidendo sull’incremento demografico: hanno avuto rispettivamente sette e sei figli. Al loro arrivo, la popolazione locale era di appena 52 abitanti.

UNA STORIA a metà fra la trama di Robinson Crusoe e dell’ammutinamento del Bounty. Una vita romanzesca raccontata anche da un terzo marinaio del brigantino ‘Italia’, Agostino Lavarello, nel libro I naufraghi di Tristan da Cunha (1930), e che continua ad affascinare gli abitanti di Camogli. Dove c’è una piazza dedicata a Tristan, con una lapide in ricordo di Andrea e Gaetano; la loro storia è ricostruitanel locale Civico Museo Marinaro. E a Tristan un pezzetto d’Italia prosegue la sua storia fra le onde dell’Atlantico.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro