Mercoledì 24 Aprile 2024

Pink Floyd, il mito si mette in mostra. E Waters graffia ancora

L'Exibition approda a Roma

Roger Waters e Nick Mason presentano 'The Pink Floyd Exhibition' (Ansa)

Roger Waters e Nick Mason presentano 'The Pink Floyd Exhibition' (Ansa)

Roma, 17 gennaio 2018 - «E' vostro quel maiale gonfiabile? Allora venitevelo a riprendere perché mi spaventa le mucche». L’odissea aerea del celeberrimo verro rosa ritratto sulla copertina di “Animals”, precipitato in un campo di un seccatissimo agricoltore alle porte di Londra dopo aver strappato l’ancoraggio tra le ciminiere della Battersea Power Station ed essere finito sulla rotta dei velivoli in atterraggio ad Heatrow, è una delle tante storie che popolano, con protagonisti e ricordi, il “viaggio emozionale” attraverso suoni, filmati e 350 oggetti-reliquia, di “The Pink Floyd: Their Mortal Remains”, monumentale affresco dell’epopea di “The dark side of the moon” in mostra al Macro di Roma da venerdì prossimo, 19 gennaio, al primo luglio.    Mentre a Milano “Revolution”, la mostra sugli anni Sessanta “dai Beatles a Woodstock” con cimeli degli Who e di John Lennon, segna un po’ il passo, infatti, arriva dal Victoria & Albert Museum la retrospettiva campione d’incassi delle ultime stagioni con ben quattrocentomila visitatori. E ieri, per il lancio, sono arrivati a Roma sia Nick Mason e Roger Waters, i due terzi della formazione superstite. «Ne parlavano da tempo, ma indubbiamente il successo delle iniziative analoghe legate a David Bowie e gli Stones hanno accelerato i tempi» ammette Mason a proposito della “exibition” ideata originariamente da Storm Thorgerson, creatore delle leggendarie copertine della band, e sviluppata dal suo sudio, l’altrettanto celebrato Hipgnosis, con la sua stretta supervisione. «Il tour di ‘Animals’, nel 1977, per noi è stato fondamentale, perché per la prima volta cominciammo ad avere un approccio spettacolare con la nostra musica».   

'The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains' (Afp)
'The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains' (Afp)
“The Pink Floyd: Their Mortal Remains” si avvale della produzione di Michael Cohl e degli allestimenti dello Stufish, lo studio dell’ «architetto del rock» Mark Fisher che ha legato la sua matita a tutti i più straordinari palchi della formazione inglese. «Sono più interessato a voi che alle cose che ho fatto 40 o 50 anni fa» ha buttato là Waters con la consueta irruenza, nell'attesa di arrivare in concerto a primavera a Milano e Bologna e in estate alle Mura Antiche di Lucca e al Circo Massimo di Roma. «Certo, con i miei compagni abbiamo realizzato cose che sono rimaste come ‘The dark Side of the moon’ e ne sono orgoglioso, ma c’è tanto altro. Cose più importanti del guardare il passato, come quello che stanno vivendo le popolazioni di Ecuador e Palestina, o i Rohingya. Se torniamo al ’70 troviamo in ‘Echoes’ una frase che dice ‘tu sei me e io sono te’. Quel verso mette in luce la mia ossessione: entrare in empatia con gli altri esseri umani. Alla fine siamo tutti Homo Sapiens, parte di un gruppo specifico sul piano genetico, nato in Africa. Siamo tutti africani, cosa che dovremmo tenere sempre ben presente».   E Waters insiste: «Il mio ultimo album s’intitola: ‘È questa la vita che volete vivere?’. E la risposta è ovviamente: no. Vivo in America e l’idea che una buona parte delle tasse che pago serva a bombardare popolazioni inermi o venga usata per altri fini bassissimi, m’inquieta. La politica sta degradando verso un proto-fascismo e noi non possiamo continuare ad assecondare questa deriva. Ma la gente sta acquisendo consapevolezza: se la smettessimo di farci i selfie alle feste di compleanno e iniziassimo a prendere coscienza di quello che accade nel mondo sarebbe già un buon inizio».

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