Mercoledì 24 Aprile 2024

Venezia, ecologia e risate. "Downsizing" apre la Mostra del cinema

"Ci siamo ridotti così". Al Lido si salva il pianeta

Matt Damon alla mostra del cinema di Venezia (Afp)

Matt Damon alla mostra del cinema di Venezia (Afp)

Venezia, 31 agosto 2017 - Malgrado il crescente successo s’atteggia ad antistar. Forse anche per questo conquista il pubblico al Lido e le folle davanti al Palazzo. Matt Damon ha l’aria del vicino di casa, dell’americano medio nella sua accezione migliore, ed è facile credergli in qualsiasi situazione: come Jason Bourne o come terapista occupazionale di Omaha che accetta di rimpicciolirsi fino a misurare 12 centimetri per salvare il mondo. “Downsizing” che ha aperto ieri sera la 74a Mostra è un film di fantascienza ambientalista ma ha toni da commedia e non disdegna il giusto tocco romantico.

Mother!

IL TEMA della riduzione in scala del genere umano rimanda, su tutti, al favoloso low budget di Ernest B. Schoedsack, “Dr. Cyclops”. La soluzione trovata da un gruppo di scienziati al problema della sovrappopolazione è semplice: rimpicciolire uomini e donne, inventare per loro un universo confortevole. E in poco più di un secolo il pianeta potrà tornare a respirare. La risposta migliore alla scarsa verosimiglianza della tesi la dà il regista e sceneggiatore (due Oscar) Alexander Payne: «Non ci interessava la vicenda dal punto di vista scientifico o fantascientifico ma da quello umano. Infatti ha lo stesso tono agrodolce e umoristico degli altri miei film». A eliminare dubbi ci pensa Damon: «Non ci interessava la dimensione politica anche se siamo consapevoli che la vicenda può essere letta in molti modi. Ci piace pensare che l’interpretazione metaforica del rimpicciolimento sia a disposizione dello spettatore. Tutte le spiegazioni sono buone per noi: a favore dell’ecologismo ma anche contro i fanatismi di molti ecologi».

È vero, Damon ha anche dichiarato che «Trump non sta facendo nulla per l’ambiente, anzi sta cancellando ogni passo avanti fatto da Obama», ma qui la polemica viene schivata sul nascere. «L’America di Trump? Non so quale reazione avrà alla visione del film: noi l’abbiamo fatto per tutti e vorremmo che tutti in temi arrivassero al pubblico. Ma più di ogni altra cosa vorremmo farlo ridere. Questa è la bellezza del film: c’è sentimento ma anche divertimento. Con la mia recitazione spero di aver comunicato tutto il viaggio emotivo del personaggio. Abbiamo girato ogni ciak come una tessera di un puzzle che Alexander aveva preordinato il cui disegno era nella sua mente. Del resto io per lui avrei recitato anche l’elenco telefonico». E ammalia il pubblico in diretta: «Amo Venezia, qui ho girato ‘Il talento di Mr Ripley’, ho vissuto in città per un mese. Sono venuto almeno cinque volte al festival e poi il matrimonio di George: è un posto magico e qui mi sono sentito sempre il benvenuto».

Mostra del Cinema di Venezia

La prima mondiale veneziana potrebbe portare fortuna: «Chissà. Spero che il film parli agli spettatori nel modo in cui ha parlato a me la prima volta che ho letto la sceneggiatura. Ho pensato che il film sarebbe stato bellissimo e anche originale. È difficile fare film così a Hollywood, i produttori non vogliono prendere rischi ed è stato bello che Paramount abbia deciso di correrli e credere in noi». Il saluto è un arrivederci: «Ci rivedremo tra qualche giorno per ‘Suburbicon’. Tornare a lavorare con George è stato fantastico».

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