Giovedì 18 Aprile 2024

Mamma Ferragni: "Così ho ispirato le mie ragazze"

Marina Di Guardo, madre di Chiara e Valentina "Orgogliosa dei loro successi, un po’ è merito mio Anch’io lavoravo nel fashion. Ora scrivo gialli"

Marina Di Guardo (Nizza)

Marina Di Guardo (Nizza)

Il rapporto tra madre e figlie, l’educazione severa, l’importanza e il rispetto dei valori, il lavoro nella moda e la ri-scoperta della letteratura: Marina Di Guardo, mamma delle sorelle Ferragni, fashion blogger con numeri da capogiro, si racconta. «Le mie figlie sono persone intelligenti, se usati bene i social sono utili», spiega la scrittrice, cinque romanzi all’attivo. Nell’ultimo, Com’ è giusto che sia (edito da Mondadori), la protagonista è Dalia, una ragazza che diventa angelo vendicatore e punisce gli uomini che si macchiano di violenze sulle donne: «Ho immaginato una figura che riscatti la figura femminile. I giovani hanno la forza di poter credere di cambiare le cose», spiega Marina Di Guardo.

Milano, 16 ottobre 2017 - Marina Di Guardo, 55 anni, è la mamma di Chiara Ferragni (30 anni), nonché delle sue sorelle Valentina (25 anni) che segue le orme della maggiore, su Internet ha già conquistato oltre un milione di follower, e Francesca, 28 anni, che invece è dentista. Ma Marina non vive di luce riflessa: dopo molti anni trascorsi nel mondo della moda, da qualche anno si cimenta con successo nella letteratura. Ha scritto cinque thriller, l’ultimo per Mondadori, dal titolo Com’è giusto che sia.

Quando è nata la passione per la scrittura?

«Agli esami di terza media il mio tema fu considerato così bello che venne letto davanti a tutti gli alunni. Mi resi conto allora del potere delle parole. In realtà non avevo mai creduto in questa possibilità. Ho lavorato nel mondo della moda, poi, quando è nata la mia terza figlia, mi sono dedicata alla famiglia. Sono state le mie ragazze a spronarmi a imboccare quest’altra strada. Ci raccontiamo tutto, anche i nostri sogni segreti. Un giorno mi hanno chiesto: mamma, ma tu cosa vorresti fare davvero? Io ho risposto che mi sarebbe piaciuto scrivere un libro. E allora devi provarci!, mi hanno incoraggiato. ‘Se riesci, bene, altrimenti saprai di averci almeno provato’. Anche i figli insegnano ai genitori».

Protagonista del suo ultimo libro è Dalia, ragazza angelo vendicatore che punisce gli uomini colpevoli di violenza sulle donne. Come le è venuta la voglia di raccontare una storia così dura?

«Basta seguire i telegiornali o leggere i quotidiani per trovare ogni giorno le notizie di donne offese da parte proprio di quelle persone che dovrebbero proteggerle: mariti, fidanzati, padri, fratelli. Così ho immaginato una figura che volesse riscattare il genere femminile, qualcosa di simile alla serie tv Dexter. Perché i giovani hanno la forza di credere di poter cambiare le cose. Noi, alla nostra età, non abbiamo più questo entusiasmo».

Questo risentimento nei confronti degli uomini forse ha origine nella sua storia personale? Lei da piccola si considerava la «ragazza invisibile» perché suo padre aveva attenzione solo per i suoi tre fratelli maschi...

«Ho un conto non chiuso con mio padre. Purtroppo non abbiamo mai avuto modo di rappacificarci. Con lui ho avuto un relazione molto conflittuale che certo non ha facilitato il mio rapporto con gli uomini. Per fortuna non tutti sono come mio padre».

Però lei stessa ha detto di aver avuto conflitti con le sue figlie...

«Il rapporto tra madri e figlie è molto difficile, le figlie alle madri perdonano molto meno. La madre costituisce un modello, ma anche un modello da scavalcare... In psicologia si dice ‘uccidere il padre’, vale anche per la madre. Ma tutto ciò è molto sano. Vedo le figlie di alcune mie amiche che sono dipendenti dalla madre: da una parte è gratificante, ma dall’altro non le aiuta a crescere».

Che madre è stata?

«Molto severa. Sono orgogliosa di ciò. Nell’educazione dei figli ci vuole severità anche se non eccessiva. Ho dato delle regole oltre le quali non si andava. Se per esempio Valentina prendeva un brutto voto a scuola scattava una serie di punizioni, come non poter uscire per alcuni sabati. Ma, allo stesso tempo, la punizione poteva essere revocata da successive valutazioni positive».

Quando scrive non si preoccupa di ciò che penseranno le sue figlie quando leggeranno alcune scene efferate o di sesso?

«Non è una mia preoccupazione. Mi sento libera. Penso che le mie figlie siano persone intelligenti».

Che rapporto ha con i social? A qualcuno potrebbe venire da pensare: ma questi ragazzi non hanno di meglio da fare?

«Se usati bene sono utili. Io me ne servo per le presentazioni dei miei libri. Certo non bisogna abusarne. Molte situazioni della vita si possono risolvere grazie ai social. Io per esempio ho conosciuto persone che sono diventate mie amiche anche se stavano molto lontano da me».

Le sue figlie Chiara e Valentina sono onnipresenti sui social con i loro post e video. Lei li guarda tutti o solo ogni tanto?

«Sono interessatissima perché sono la mamma. Se voglio sapere cosa fanno, dove sono, posso farlo senza disturbarle. Chiara è stata nominata da Forbes la top influencer del mondo, e io sono molto orgogliosa. L’uso di Instagram e degli altri social rispecchia i nostri tempi, è la voglia dei giovani di condividere le proprie esperienze, sentirsi meno soli, che poi è un sentimento generale dell’essere umano. È importante che si esprimano: non sarà grande letteratura ma almeno scrivono! E poi leggono molto. Non credo allo stereotipo giovani smartphone-dipendenti. Sono molto orgogliosa dei risultati raggiunti da Chiara e Valentina, è tutto merito loro ma – posso dirlo? – un poco anche della mamma che ha saputo convogliare certi valori».

Posso farle notare che lei parla sempre di madri? E i padri, dove sono finiti?

«Certo, anche i padri hanno la loro importanza».

Lei ha lavorato a lungo nella moda, è stata vice direttrice dello showroom di Blumarine a Milano. In questi tempi di crisi profonda, qualcuno potrebbe vedere la moda come qualcosa di effimero e futile.

«La moda dà lavoro a moltissime persone ed è uno dei settori trainanti dell’economia italiana. Non solo: è l’espressione di quello che siamo o vorremmo essere. La moda parla di noi. È un biglietto da visita importante».

Che ne pensa di Fedez, il rapper fidanzato con sua figlia Chiara?

«L’ho conosciuto e ho capito perché ha avuto così tanto successo. È geniale. Ha sofferto molto nella vita ma ha avuto la forza di cercare e trovare la sua strada. Mi piace molto. Nutro molta ammirazione e stima per il suo modo di scrivere. È capace di esprimere in maniera immediata e forte sentimenti, paranoie, paure, che altrimenti i giovani non riuscirebbero a tirare fuori».

Lei ascolta il rap?

«La prossima domanda?».

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