Giovedì 18 Aprile 2024

Dalla, Piera Degli Esposti: "Vi racconto il Lucio bambino"

Dai banchi delle Pascoli al Sistina. L'attrice e confidente Piera Degli Esposti: "Diceva bugie ed esagerava, ma è sempre rimasto uguale"

Lucio Dalla in una foto da bambino (FOTOSCHICCHI)

Lucio Dalla in una foto da bambino (FOTOSCHICCHI)

Bologna, 4 marzo 2017 - Avevano frequentato la stessa scuola elementare, la Giovanni Pascoli, a Bologna. La loro amicizia, poi durata tutta la vita, era nata a quei tempi, istintiva intesa tra due bambini, entrambi con un grande destino davanti a sé, Lucio Dalla e Piera Degli Esposti.

Piera, come conobbe Lucio? «All’Istituto Giovanni Pascoli. Lui era in classe con mio fratello Franco, erano nel banco insieme. Io ero nella classe della bambine. Loro avevano tre, quattro anni meno di me, ma era una differenza che non si sentiva molto. Lui è stato subito un bambino prodigio. Lo andavamo a vedere quando faceva le sue prime esibizioni al cinema Medica. Faceva il ballerino e cantava, benché avesse soltanto otto, nove anni. Venivano anche altri bambini della Pascoli, ma io e mio fratello Franco eravamo particolarmente interessati».

Piera Degli EspostiCome mai? «Perché io, Franco e Lucio eravamo un po’ diversi dagli altri alunni: quasi tutti i bambini venivano accompagnati dalle governanti. Noi tre andavamo soli. Io e Franco perché la nostra casa, in via Orfeo, era vicina, e Lucio perché era solo. Aveva la mamma, ma era molto indaffarata con la sua sartoria, che la obbligava anche ad andare molto in giro, in Puglia e altrove. Almeno credo, ma bisogna sapere che una caratteristica di Lucio era quella di dire balle».

Da piccolo? «Da piccolo e da grande. Lo faceva sistematicamente, per cui era un po’ difficile sapere se stesse dicendo la verità oppure no. Da piccolo, per esempio, ricordo benissimo, mi diceva, indicando un signore venti passi avanti a noi, quello lì è mio padre. Ma non era vero, non era suo padre. Anche il maestro gli diceva, sei bugiardo. E lui stesso lo diceva di sé. Ma va detta anche un’altra cosa di Lucio».

Cosa? «Che era sì bugiardo, eccessivo, ma è rimasto uguale, sempre legato agli amici d’infanzia e alla sua città, anche quando è diventato famoso. Per lui, Franco è sempre rimasto il suo compagno di banco e l’amico con cui giocava a basket».

Non vi siete mai persi di vista? «No, mai. E l’avere faticato tutti e due molto per farcela, per farci accettare, ci ha reso sempre molto vicini. Ricordo, però, la prima volta che è venuto a vedermi a teatro. Da ammazzarlo».

Perché? «Facevo ‘Molly cara’, il monologo dall’ ‘Ulisse’ di Joyce, e lui per tutto il tempo è rimasto in piedi e ha continuato a muoversi per la sala. Ero fuori di me, l’avrei ammazzato. Quando poi è venuto in camerino, gliel’ho detto. Ma come facevo, si è giustificato, a rimanere seduto con tutta quell’emozione addosso?».

Un ricordo particolarmente caro? «Siamo tutti e due di marzo, Lucio del 4, io del 12. Siamo due marzolini, diceva. Qualche anno fa, erano i primi di marzo, Lucio faceva un concerto al Sistina con Francesco De Gregori. Mi invita, vado e rimango un po’ male perché mi ha lasciato una poltrona tutta laterale. Poi, a un certo punto, si accende un fascio di luce azzurra, puntato su di me. E Lucio, dal palco, dice, ‘sta per compiere gli anni una vera dea...’. Indimenticabile».

Quali canzoni di Lucio Dalla ama di più? «‘Ballerina’ mi piace perché mi dà coraggio. E’ come se dicesse, su con la vita. E ‘Canzone’, perché è molto romantica e lui, alla base, era molto romantico».

Il 3 e 4 marzo sarà a Bologna, all’Arena del Sole, con ‘WikiPiera’, spettacolo in cui parla anche del suo amico Lucio Dalla. «Parlo della mia carriera e parlo di Lucio. E leggo la bellissima lettera in cui ricorda quei due bambini che eravamo e scrive: ‘Sono passati più di cinquant’anni e io sono Lucio Dalla ma non sarei diventato così se non avessi avuto con me quello strano mago che era il maestro Baldini e Piera non sarebbe diventata forse Piera Degli Esposti, una delle più grandi attrici italiane di sempre, se non avesse avuto la maestra Saccarelli che le metteva in mente la voglia di scoprire cosa c’era dall’altra parte del mare’. Erano i nostri maestri, marito e moglie, alla Giovanni Pascoli».

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