Drusilla Foer, la diva di StraFactor: "Felice e commossa"

La raffinatissima aristocratica fiorentina nuovo acquisto della giuria di “StraFactor” con Elio e Jake La Furia

Drusilla Foer, diva di SreaFactor

Drusilla Foer, diva di SreaFactor

«Non è stato capito un talento, hanno voluto valorizzare l’aspetto discografico». Commenta senza risentimento e con una scrollata di capelli (color platino) l’esclusione delle sue “Les Fillettes” Drusilla Foer, nuovo acquisto della giuria di “StraFactor” con Elio e Jake La Furia. Dopo le audizioni campestri e la selezione dei concorrenti speciali che compongono le tre squadre in lizza alla fine di ogni puntata dei “X Factor” («quello vero», sorride lei perfettamente a suo agio), sono partiti i 20, gustosi minuti di diretta dell’imperdibile “talent nel talent”, stasera su Sky.

La raffinatissima aristocratica fiorentina, icona di stile «vissuta fra l’Italia e Cuba, l’America e l’Europa» che vanta amici del calibro di Andy Warhol e Tina Turner, è l’alter ego in total black e ciglia finte di Gianluca Gori, attore, cantante e molto altro ancora, che ha visto crescere la sua creatura sulla ribalta dei maggiori teatri, passando attraverso esperienze nel cinema, con Özpetek in “Magnifica Presenza”, e in tv, con Serena Dandini a “The ShowMust Go Off”».

Drusilla come si trova a “StraFactor”?

"Ho instaurato rapporti veri con Elio e Jake La Furia, tatuato e simpaticissimo, colleghi più esperti con i quali ho stabilito un’immediata alleanza».

E i concorrenti?

«Con loro giochiamo, ma si tratta di un gioco gradevole, e ce lo siamo detto da subito. La derisione è un aspetto negativo di un certo tipo di spettacolo che non mi appartiene. Non avrei potuto accettare il ruolo di giudice, che invece sento assolutamente mio».

D’altronde, anche lei canta: il 29 novembre partirà da Milano “Eleganzissima”, prima tappa del tour che la vedrà protagonista fino alla prossima primavera: solidarietà fra colleghi?

"Indubbiamente (ride, ndr). Anch’io mi racconto cantando dal vivo, accompagnata da musicisti: Loris di Leo al pianoforte, Nico Gori clarinetto e sax, Ettore Bonafè al vibrafono e percussioni e Nico Vernuccio al contrabbasso, mentre la direzione artistica è di Franco Godi, che mi produce».

A “StraFactor” non dev’essere facile rimanere seri davanti a certe performance...

«Elio è il più composto, perché è esperto, certamente, ma anche perché in lui c’è un’abitudine sincera a vedere il buono nelle cose. Peculiarità che anch’io pensavo fosse un artificio, e invece è proprio una caratteristica del suo modo di essere; lui individua facilmente il valore delle cose, che può essere effettivo o relativo. Poco importa. Elio lo percepisce e apprezza, ma non si tratta di un atteggiamento televisivo».

Atteggiamento che condivide?

«Trovo difficile capire dove finisca la follia e inizi il genio, e questo mi commuove. Dario (Zumkeller), ha scritto versi bellissimi in “Vita Tarassocratica”, crede realmente in quello che fa. È un uomo colto e composto. Tian Harding, la giovane concorrente che ha cantato in coreano “Rookie”, sembra uscita da un manga, colpisce la sua sincera autoironia... È questo ciò che vale. Francamente, di vincere mi importa il giusto».